Ambulanti sardi tra casse vuote e rabbia: “Vogliamo lavorare, le spese ci stanno travolgendo”

C’è chi vende frutta e verdura e chi vestiti. Il destino attuale dei venditori all’aperto è segnato dall’incertezza: “Siamo fermi da marzo e strozzati dal Fisco: siamo lavoratori onesti, Conte deve farci tornare nelle piazze, utilizzeremo guanti e mascherine”. Ecco le loro storie


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È una situazione di incertezza, quella che stanno vivendo gli ambulanti sardi. Lavoratori all’aperto, presenti nelle piazze dei paesi tutti i giorni della settimana: frutta, verdura e vestiti venduti, a turno, in questa o quella città. Anche loro, come tantissime altre categorie, sono fermi da inizio marzo, e non sanno quando ripartiranno. I rischi di contagio? Vanno ovviamente evitati, e il “no” agli assembramenti sarà la regola anche per i mesi a venire, anche nelle piazze dei paesi. Ma, senza più un centesimo incassato da ormai due mesi, la disperazione sta avvolgendo chi, con regolare licenza, macina chilometri e chilometri per vendere questo o quel prodotto.

Daniele Saddi, 53 anni di Guspini, gira col suo furgone carico di vestiti, per le città del Medio Campidano, da ormai 33 anni: “L’emergenza Coronavirus ci ha beccati in un momento delicato, quello del cambio di stagione. La merce acquistata dai fornitori è ferma, io e mia moglie ci stiamo arrangiando come possiamo, il problema è riuscire a gestire i capitali dell’attività”. Capitali che, pian piano, si stanno assottigliando: “Non so quanto riuscirò a reggere, ma voglio che il Governo non ci tratti più come cittadini e lavoratori di serie B. Siamo rispettosi delle regole, siamo pronti a lavorare con mascherine e guanti. Le bollette e le urgenze da pagare, purtroppo, non si sono fermate”.

Molto più agguerrito è Giuseppe Loche, cinquantenne di Uta e venditore di frutta e verdura: “Ho chiesto i 600 euro di bonus, non sono arrivati e il mio unico dipendente non ha ancora ricevuto la cassa integrazione”, afferma, “tolte tutte le spese, riesco a farmi uno stipendio di 1300 euro. Tra Inail, Inps, suolo pubblico e costo della merce, riesco comunque a cavarmela ma, dopo due mesi di stop, voglio tornare subito a lavorare. Qualche famiglia ha sicuramente pianto perchè è mancata la terra da sotto i piedi. La pressione fiscale alla quale siamo sottoposti è pazzesca, per fortuna non ho debiti. Come me, anche altri miei colleghi sono pronti, se la situazione non si sbloccherà rapidamente, a ritornare a vendere nelle piazze infrangendo i divieti”.


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