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In un luogo sacro, normalmente, non ci si aspetterebbe di dover fare i conti con dei furti. Il cimitero di San Michele a Cagliari, invece, sembra fare eccezioni: e, oltre ai fiori, c’è chi si porta via anche altro: “Martedì ero qui con mia moglie per visitare le tombe di mia madre e delle mie sorelle. Stavamo mettendo dei fiori, abbiamo poggiato un paio di cesoie sopra una panchina, giusto il tempo per raggiungere una delle bare. Quando siamo tornati non c’erano più”, racconta Angelo Manca, pensionato cagliaritano di settant’anni. “C’era poca gente, dopo il furto non c’era più nessuno”. E, tempo addietro, “dalla lapide di un mio cognato hanno rubato il lumino inserito dentro la vaschetta”, dice Manca. L’anziano ha cercato di avere “giustizia” andando a segnalare il fatto negli uffici del cimitero: “Se ne sono fregati, qui non c’è nessun controllo”. E la rabbia non c’è solo per i furti, ma anche per il posto nel quale sono avvenuti e continuano ad avvenire: il camposanto.
“È assurdo che una persona venga al cimitero per rubare, è un furto che si sta compiendo nei confronti dei defunti. C’è veramente da ridere”, dice, molto ironicamente, il settantenne.