Aiuti di stato agli alberghi. Condanna e penalità per il ritardo. La Regione Sardegna dovrà pagare oltre 36 milioni di euro. La vicenda è quella legata al recupero degli aiuti, dichiarati dall’Europa illegali e incompatibili concessi dalla Regione agli alberghi sardi. Una vicenda legale complicatissima che ha costretto gli uffici regionali a chiedere indietro il denaro ai privati e a mettere mano al portafogli.
I fondi furono stanziati nel 2000 (“Incentivi per la riqualificazione e l’adeguamento delle strutture alberghiere e interventi creditizi a favore dell’industria alberghiera)” e incontrarono l’opposizione della Commissione europea, contro la quale la Regione fece ricorso ai tribunali di Strasburgo. I giudici Ue diedero torto alla Regione definitivamente nel luglio 2008 e invitarono viale Trento a recuperare le cifre stanziate per gli alberghi sardi. Ma il denaro non verrà recuperato e la Commissione europea decide di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, per non aver integralmente recuperato gli aiuti di Stato illegalmente concessi.
È il 2015 e arriva l’accordo per la rateizzazione della somma. Ma la battaglia va avanti perché la Commissione europea chiede anche la penalità per le more per ogni giorno di ritardo. A pagare nel 2020 sarà la Repubblica Italiana che verserà all’Europa la somma di 7 milioni e 500 mila euro. A questo punto il Ministero delle Finanze cerca di rivalersi sulla Regione Sardegna. Quest’ultima intanto cerca di recuperare i crediti dagli alberghi sardi che hanno ricevuto gli aiuti di Stato, ma l’epidemia del Covid interrompe tutte le procedure.
La Regione spiega che sin dall’inizio il recupero si è rivelato difficoltoso a causa dei contenziosi fatti partire dalle imprese beneficiarie che si sono rivolte ai giudici per non pagare. Tutte le determinazioni di revoca del contributo, le ingiunzioni di pagamento e anche gli atti relativi alle procedure esecutive dell’Agenzia delle Entrate sono stati infatti impugnati dinanzi ai giudici, che hanno concesso nei vari gradi di giudizio la sospensione degli atti. Il contenzioso civile tra imprese e Regione, partito nel 2015, si è concluso nel 2019 con la vittoria di viale Trento.
Per quanto riguarda il recupero delle cifre la Regione spiega la somma riconquistata ammonta al 98% del totale. Su 27 imprese coinvolte 21 hanno versato integralmente quanto dovuto e 5 imprese sono fuoriuscite dal mercato (4 sono state dichiarate fallite e la quinta ha cessato l’attività).
Allo stato attuale, restano da recuperare gli importi dovuti da una sola impresa, che non ha mai effettuato alcun versamento e deve ancora restituire l’intero importo dovuto, pari a euro 389 mila 729,68 euro. Nei confronti di quest’ultima l’Agenzia delle Entrate ha presentato istanza di fallimento presso il Tribunale di Tempio Pausania e la prima udienza si è svolta ieri.
La vicenda arriva alla fine. La Regione prende atto della decisione del 28 luglio 2022 della Commissione europea che stabilisce che la Repubblica Italiana è tenuta al pagamento di una penalità di mora di 80 mila per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del marzo 2020, per un importo totale pari a 40 milioni e 400 mila euro. E della rinuncia della stessa Commissione al recupero delle somme del periodo tra il 13 marzo e l’11 maggio 2021 (4 milioni e 800 mila euro). In totale fa 35 milioni e 600 mila euro. E dà mandato alla Direzione generale della Presidenza e a quelle del Turismo e dei Servizi Finanziari per rappresentare la Regione nel negoziato con il Ministero dell’Economia per “la definizione dei contenuti dell’intesa volta a stabilire la ripartizione della somma da pagare, le modalità e i termini di pagamento”.