Era il 3 luglio di ventidue anni fa, “Sanluri e la Sardegna tutta perdevano una giovane e brillante dottoressa a Solarussa. La nostra concittadina Roberta aveva solo 33 anni, una vita piena di sogni, tra cui quello di portare la sua professionalità in Africa, al servizio dei bambini e degli ultimi: per questo il nostro Comune le dedicò la scuola materna e l’asilo nido” ha spiegato Alberto Urpi, primo cittadino di Sanluri. Si è svolta la cerimonia che ha inaugurato uno spazio di riflessione, semplice coinvolgente che penetra nell’animo per una intensa riflessione. “Un segno di fiducia e solidarietà: Roberta Zedda abbracciava il prossimo per vocazione.
Il progetto di un memoriale a lei dedicato – luogo di quiete e di riflessione – non poteva che divenire un omaggio “all’abbraccio”, a un contatto virtuale rivolto al cuore e alla mente delle persone.
I blocchi di granito grezzo, aperti come ferite, confermano la durezza della perdita ma anche di un’eredità solida che non si sgretola. Ogni crepa o asperità del granito racconta la storia del sacrificio e della dedizione di Roberta, radicata nella terra che l’ha vista crescere poi cadere e che, oggi, invita a fermarsi.
Un grande disco di acciaio specchiante, diviso in due metà, poggia sul basamento granitico, a rappresentare le due Comunità, Solarussa e Sanluri, che ne condividono la memoria.
Una circonferenza ideale che riflette l’universo ma anche chi lo guarda. Specchio dell’anima collettiva, esso cattura i volti dei visitatori, così come pure il mutare delle nuvole, la luce del giorno e l’ombra serale.
In questo riflesso, Roberta vive ancora: il suo spirito si mescola con il paesaggio attorno, con il pensiero di quanti si fermano, con la memoria di una Comunità che non dimentica.
L’acciaio – lucido e immutabile a simboleggiare l’eternità – parla anche di vulnerabilità: ogni graffio, ogni riflesso, racconta ciò che è stato e ciò che continua a essere.
Dal disco emergono steli in ceramica, sottili e fragili, che si espandono come un canto. Su di essi, rose bianche – purezza e delicatezza – siergono quali simboli di vita, di amore, di cura, metafora della luce che Roberta ha generosamente donato nella sua dedizione al lavoro: fiore raro che sboccia ancora. Ogni stelo che germina una rosa bianca, è fragile ma tenace, a sottolineare il coraggio di chi sceglie di porsi al servizio degli altri.
Al centro del roseto, una figura si innalza anch’essa bianca, composta da tanti steli di ceramica intrecciati, uniti nell’abbraccio ideale che ribadisce il tema conduttore all’origine del memoriale. È Roberta, stilizzata e trasfigurata, nell’unità e nella forza.
I singoli steli che la circondano, si fanno qui più robusti attraverso la loro unione.
Il suo lascito è infatti per la collettività, un invito a stare uniti, a sostenersi, a non lasciare che il sacrificio del singolo sia vano. La figura, eterea e luminosa, pare quasi fluttuare, sospesa fra terra e cielo, fra il dolore della perdita e la promessa di un ricordo che non svanisce.
Questo memoriale di Solarussa non è solo pietra, acciaio e ceramica. Propone un dialogo tra materia e spirito, tra umano e infinito. È un luogo dove il tempo chiede di fermarsi, dove il peso del granito si alleggerisce nella luce delle rose, dove il riflesso dell’acciaio e la fragilità della ceramica invitano ciascuno a guardare entro sé stesso.
Qui Roberta vive mentre noi, fragili custodi della memoria, guardando la nostra immagine riflessa, chiniamo affettuosamente il capo, restituendole l’abbraccio” ha spiegato l’artista Roberto Virdis.
“A nome di tutta Sanluri ringrazio molto il Comune e il Sindaco di Solarussa, l’amico Mario Tendas, perché grazie a loro da ieri le nostre comunità, prima accomunate dalla tragedia, ora si sono unite in un abbraccio (che è anche il titolo dell’ opera) che arriva fin lassù a Roberta.
Il pensiero va prima di tutto alla sua famiglia, ieri presente come sempre con fierezza e forza, al loro dolore mai sopito, ma anche al dovere che tutti noi abbiamo: garantire sicurezza a chi cura, protegge, soccorre.
Troppi episodi di violenza contro medici e operatori sanitari continuano a riempire le cronache. È un fenomeno grave, preoccupante, che non può più essere affrontato con parole di circostanza. Il miglior modo per ricordare Roberta è trasformare la sua tragedia in azione concreta, con misure chiare, pratiche e funzionali che tutelino chi opera nei contesti più delicati dell’emergenza e della continuità assistenziale”.
Durante la cerimonia è stato “ribadito il nostro impegno sia con i colleghi sindaci che come consiglieri regionali: sentiamo forte la responsabilità di portare avanti questa battaglia. Non possiamo permettere che altri medici corrano gli stessi rischi”.