Monografie d’autore, il progetto relativo all’insediamento e allo sviluppo di residenze artistiche promosso da Tersicorea in replica domani 30 aprile, con il primo appuntamento “A Mirdza Kalnins, mia nonna” di e con Benedetta Capanna. Sperimentazione delle diverse tecniche espressive che rivelano una particolare scrittura coreografica sulla “femminilità” in cui la teatralità dona gesto e fisicità alle parole. Tutor per la drammaturgia: Anthony Mathieu/Cannes-Francia. La pièce sperimentale, in replica il 30 aprile, si terrà alle ore 20,00 nella Chiesa di San Giuliano, una della suggestive architetture religiose di Selargius, antica chiesa parrocchiale in stile romanico risalente al XIII secolo. Spazi dell’arte, per l’arte, nel rapporto imprescindibile tra corpo e ambiente che l’associazione culturale diretta da Simonetta Pusceddu promuove e sostiene da vent’anni.
L’ingresso è gratuito, visti i posti limitati l’organizzazione consiglia la prenotazione attraverso il recapito telefonico 328 9208242 e via mail [email protected]
La danzatrice, coreografa e performer romana di casa a New York, ospite di importanti rassegne in Italia, negli U.S.A e in Giappone, partendo dalla creazione “Danze rotte … nella bolla di Pasolini” prosegue il suo percorso di ricerca sulle proprie origini, seguendo stavolta le orme della nonna paterna, Mirdza Kalnins (1912-1974), prima ballerina dell’opera di Riga e per trent’anni al Teatro dell’Opera di Roma. Fu iniziata agli studi di danza classica nella scuola della maestra italiana Margherita Balbo, successivamente studiò sotto la guida di Alexandra Fedorova, arrivata nel 1925 a Leningrado, rivelando le sue eccezionali abilità nella danza. Fu ammirata per la bravura delle sue interpretazioni, per il corpo aggraziato e per la bellezza del volto, nei classici “La bella addormentata”, “Il lago dei cigni”, “Lo schiaccianoci”, “Raymonda”, “Il papavero rosso” o l’affascinante “Nel fiore di Havai”. La ricerca coreografica di Benedetta, attraverso un meticoloso lavoro sulla relazione corpo mente, vuole cogliere la poesia della fragilità umana e l’urgenza delle sue passioni.













