La Collina, don Cannavera: “Dal 1 gennaio chiuderemo la struttura”

Non usa mezzi termini il fondatore della comunità “La Collina” di Serdiana,  don Ettore Cannavera, durante la conferenza stampa nella sede della Confcommercio a Cagliari, in cui sono stati spiegati i motivi delle forti preoccupazioni che aleggiano da qualche tempo in comunità


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(Nella foto, al centro don Ettore Cannavera, a destra il giornalista Ottavio Olita, moderatore della conferenza stampa odierna).

“Dal 1° gennaio 2017 chiuderemo la struttura, il serio rischio è quello di mandare a monte un progetto lungo 20 anni finalizzato al recupero dei ragazzi che svolgono attività alternative al carcere. Attendiamo da 9 mesi i contributi dalla Regione Sardegna per continuare a dare certezze e sostegno a chi ha sbagliato, ma così è davvero difficile. Tra l’altro, è impossibile pagare gli stipendi a chi lavora ogni giorno sul fronte del recupero di chi ha sbagliato. Forse il mancato dialogo tra i funzionari e la Regione impedisce l’erogazione dei fondi, forse vogliono davvero farci chiudere, ma perchè”? Non usa mezzi termini il fondatore della comunità “La Collina” di Serdiana, don Ettore Cannavera, durante la conferenza stampa nella sede della Confcommercio a Cagliari, in cui sono stati spiegati i motivi delle forti preoccupazioni che aleggiano da qualche tempo in comunità.

Un centro sinistra che non fa quadrato  – ammette con amarezza l’ex cappellano del carcere minorile di Quartucciu – i soldi nella finanziaria sono contemplati, non capiamo perché la Regione non adempie agli obblighi morali fondamentali: “La politica di ogni genere di partito – si sfoga don Ettore Cannavera – è frutto di questa situazione,  perché devianti non si nasce ma di diventa, i ragazzi che sbagliano e delinquono purtroppo arrivano a farlo perché la politica non riesce a risolvere le difficili situazione nella società. Siamo in attesa di 200mila euro dagli uffici regionali,  ci rimandano continuamente. Attualmente abbiamo quattro ragazzi in comunità,  qualcuno è già tornato in carcere e si sta dissanguando ormai il nostro sistema organizzativo con i nostri operatori che vanno via per mancanza degli stipendi”. Il rischio è quindi quello di rimandare i ragazzi in carcere, mentre in comunità avevano imparato un mestiere, coltivavano orti, frutteti e vigneti, si erano diplomati e avevano ricominciato a vivere.

DAL CONSIGLIO REGIONALE. I toni infuocati questa mattina dal fondatore della comunità di Serdiana, don Ettore Cannavera, stanno cominciando a creare un polverone anche in città: “Che la Comunità La Collina debba chiudere a causa dei ritardi della Regione è un fatto gravissimo in se, ancora più grave se si considera che in tal modo si mette a repentaglio il recupero dei progetti di vita di decine di ragazzi. Un recupero che avviene tra difficoltà inimmaginabili, cercando di sottrarli ad un altrimenti inevitabile destino di devianza e di delinquenza”. Lo denuncia il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa. “È inaccettabile che una delle poche strutture che offre una seria alternativa a quella “università del crimine” che è il carcere possa essere dimenticata e abbandonata in questo modo dalle Istituzioni. Smettano di litigare per il rimpasto e le beghe di bottega e si occupino del dramma che vive la gente vera, quella che sta fuori dalle ovattate stanze dei palazzi del potere”. 


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