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Zelig e Tsunami, da “discoteche d’oro” a cattedrali nel deserto

di Redazione Cagliari Online
24 Giugno 2017
in area-vasta, hinterland

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Zelig Zone e Tsunami. Due locali simbolo della musica, del ballo, due mega strutture che hanno avuto col tempo una mutazione genetica imponente: da discoteche super gettonate, a silenzio di tomba, oggi per loro la musica s’è spenta e al posto di piste da ballo, impianti audio da mille e passa watt e cubiste, c’è il deserto, degrado ed abbandono. Mete notturne d’altri tempi forse, ma il fenomeno in quel decennio precedente al nostro, era inconfondibilmente “bello e d’attrazione” , impossibile dimenticare i cosiddetti “seratoni” come li descrivono i giovani e meno giovani. In alcuni casi, come capitò ad esempio per l’ex K2 di Assemini o l’Eurogarden, riconvertite a supermarket, ma qui invece, nella piccola cittadina di Villa S.Pietro, a poche decine di chilometri dal capoluogo cagliaritano, il tempo s’è fermato: per arrivare allo Zelig, si percorre forse uno, al massimo due chilometri non lontano dalla piccola frazione cittadina; una rete metallica visibilmente a terra da libero accesso al tempio del locale multisala. Non occorre saltare alcun muretto o staccionata, nessun cartello che informa cosa è accaduto, basta percorrere il perimetro dell’edificio e si assiste a quel che rimane dello Zelig. Chi ha vissuto quegli anni, d’oro, nutre un non so che di malinconia. Piste deserte, ruggine, i rimasugli dei banconi, le consolle dei dj. Un po’ è triste, occorre ammetterlo, tutt’attorno il deserto.

Lasciato lo Zelig, ci si incammina nuovamente verso Pula, non è difficile scorgere lo Tsunami: laddove si accedeva con la macchina con una manovra azzardata e pericolosa sulla Cagliari-Pula, la vegetazione ha completamente coperto quel piccolo viadotto non asfaltato che conduceva nel piazzale sterrato della mastodontica discoteca. Anche qui, tra la vegetazione e senza alcuna minima effrazione, si arriva dinnanzi allo stabile: l’incursione di qualche vandalo in cerca di chissà che, vetri spaccati e porte sbarrate. I ricordi si rifanno vivi: a fare la fila chilometrica in attesa di entrare.

I RICORDI. «Sono particolarmente affezionato a quegli anni – afferma Stefano Cruccu, ideatore di Crastulo.it e Scontu.it – perchè in queste due strutture è nata la mia professione, in primis come webmaster. Erano gli anni dei siti web pieni di animazioni ed io creai entrambi i siti web delle due discoteche, ma li dentro facevo di tutto. Ero il fotografo delle due disco e proprio allora scattando le foto allo Tsunami mi venne in mente di creare Crastulo. Era tutto diverso – evidenzia Cruccu – la gente voleva delle mega discoteche che contenevano oltre 5.000 persone, ma se ce n’erano almeno 2.000 sembravano vuote. Ahimè come dinosauri quelle megastrutture – prosegue Stefano Cruccu – forse non si sono evolute e adesso si sono estinte ma sono stati anni magici in cui c’era anche un benessere economico notevole, i soldi non mancavano e ci siamo divertiti tantissimo. A distanza di 10 anni – conclude il web master Cruccu – forse ho ancora del sonno in arretrato». 

LA DIREZIONE ARTISTICA. «Quelli dello Tsunami sono stati anni molto particolari per la Movida nella provincia di Cagliari – fa notare Davide Siddi, all’epoca impegnato a sovrintendere la Direzione Artistica – eventi di grande successo nati da uno strano connubio per quel periodo: unire l’atmosfera di una location raffinata ad un progetto musicale più di tendenza,serate in cui in sala centrale potevi sentire suonare Techno ed elettronica, mentre la seconda sala era quella destinata alla “commerciale”; è stato il primo club in cui i tavoli e le bottiglie erano centrali nell’intrattenimento (linea che poi abbiamo seguito quando abbiamo realizzato altre discoteche come il primo JKO) e gli artisti internazionali del genere potevi sentirli dal vivo senza dovere prendere un aereo. In tantissimi – evidenzia Davide Siddi – sono sicuro che ricordino Fedde le Grand, Frankie Knuckes,Roger Sanchez,Pete Tong oppure il primo Diabolika Tour, Metempsicosi o Circoloco, la Pentolaccia oppure i primi party di Halloween in cui davvero si respirava l’aria di festa e di attesa prima dell’evento. La mia direzione artistica (insieme a quella di Federico Santus mio socio al tempo) era molto focalizzata verso l’aspetto musicale e scenico,utilizzavamo pochissimi pr,avevamo un nostro sito (Facebook non era come ora uno strumento di promozione),stampavamo 100000 flyer e venivano distribuiti in tutta la Sardegna. Lo Zelig è stato un progetto ambizioso, 3 sale, 3 generi diversi,senza dubbio ottima musica con alcune delle eccellenze musicali del periodo, credo che la sua grandezza sia stata la sua fortuna da una parte ed allo stesso tempo la prima causa del suo declino con la nascita di discoteche con pista sempre più piccola, con tantissimi tavoli e su una sala musicale unica. E’ davvero difficile inquadrare le motivazioni che rendono un attività di successo oppure che la fanno crollare,ma ritengo che abbia influito molto,un po’ come successo anni prima ad Assemini, il lento ma continuo disgregarsi della competitività nel settore,mi spiego meglio:nei primi anni 2000 a Pula e dintorni erano operative almeno 10 discoteche che ogni fine settimana spostavano il focus dell’intrattenimento da Cagliari città alla loro costa, con la chiusura piano ma costante di diverse attività i clienti si sono disabituati a spostarsi per mancanza di varietà nell’offerta, preferendo come ora il lungomare di Cagliari dove all’opposto l’offerta è andata a crescere. La concorrenza,anche se poche volte lo si percepisce, in questo settore è un valore aggiunto se c’è varietà nella proposta».

PHOTOGALLERY: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1103118696389631.1073741922.308154245886084&type=3

Tags: Zelig e Tsunami discoteche oggi abbandonate
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