Vacanza in Costa Smeralda, il ritorno a casa e il Covid: “Guarito dopo 38 giorni da incubo”

Giuseppe Silvetti, 35 anni, è uno dei calciatori sardi colpiti dal virus nell’estate “nera” dei contagi. Oggi è guarito: “Non mi do colpe, a giugno e luglio non c’erano casi in zona, ma solo ad agosto: ho girato per locali e, dove obbligatorio, sempre con la mascherina. Per oltre un mese ho avuto crolli fisici continui, era come avere la febbre a 40”


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

La notizia della sua positività non era mai stata un mistero. Era stato lui, quasi contemporaneamente al comunicato della società sportiva Li Punti, ad avvisare tutti su Facebook: “Sono io il calciatore positivo”. Ma il caso di Giuseppe Silvetti, calciatore sardo di 35 anni contagiato dal Covid-19, è particolare. Almeno, stando al suo racconto quello che traspare sembra essere una “sfortunata” concatenazione di eventi. Oggi, dopo trentotto giorni, è finalmente guarito: “E sono potuto anche tornare ad abbracciare la mia ragazza”. Le ultime settimane sono state, però, un “incubo”. Cioè? “A giugno e luglio sono stato ogni fine settimana in Costa Smeralda, tra Porto Cervo e Baja Sardinia, con base ad Arzachena. Vado in vacanza lì da un paio d’anni. In quel periodo non c’erano casi di positività, ho girato anche varie discoteche ma ho visto che tutti, come me, indossavano la mascherina e rispettavano le distanze”. Poi, due settimane piene, le prime di agosto, in una casa ad Arzachena: “Sono andato via il 15, i turisti erano già arrivati. Un paio di giorni dopo, a Sassari, sono andato a cambiare un assegno in banca ed è emerso che un cassiere era positivo al virus. Quindi, per me è impossibile sapere se sia stato contagiato in Costa o a pochi passi da casa mia”. Sta di fatto che, a sette giorni esatti di distanza dal ritorno nella sua città, arrivano i malesseri: “Non sentito più odori e sapori e avevo una stanchezza quasi continua. Niente febbre, ma è come se ce l’avessi avuta molto alta”. L’esito del tampone il 26 agosto: “Positivo. Poi, quindici giorni dopo, ancora positivo”. Poi un altro tris di test: “Negativo, positivo e di nuovo negativo. Sono rimasto chiuso in casa, i primi 15 giorni con mia madre e mio fratello, obbligati alla quarantena. Per fortuna, erano entrambi negativi”.

Una convivenza forzata, quella col virus, non facile: “Non mi sono mai dato colpe, ho sempre fatto le vacanze nel nord Sardegna e, da quando è scoppiata la pandemia, ho indossato la mascherina nei luoghi pubblici, mantenendo le distanze”, afferma il calciatore. “Certo, ripensandoci, magari avrei dovuto evitare gli abbracci ad amici e conoscenti stretti e i posti affollati, anche rispettando tutte le regole”. La sua positività, l’unica tra tutti i giocatori del Li Punti, è durata oltre un mese: “Subito dopo il doppio tampone negativo sono potuto uscire”. Dita incrociate per il futuro, occhi sempre aperti per il presente. E un consiglio, proprio a poche ore di distanza dalla comunicazione del record dei casi di Covid-19 nell’Isola: “Ai ragazzi più piccoli di me, ma anche ai miei coetanei, dico di seguire alla lettera tutte le regole: è difficile trascorrere tanti giorni senza incontrarsi con gli amici, lo so, ma in gioco c’è davvero la nostra salute”.




--}}