Uta, il carcere scoppia: detenuti oltre il limite consentito

Caligaris: “A fronte di 561 posti la presenza di detenuti ha raggiunto quota 586. Una realtà complessa in cui convivono ristretti in regime di alta sicurezza, ergastolani, detenuti comuni e circa un 30% di persone con gravi disturbi psichici ma dove il numero di agenti penitenziari, educatori, psicologi e psichiatri non è adeguato”


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“Ancora una conferma negativa per la Casa Circondariale di Cagliari-Uta dove al 31 gennaio 2019 a fronte di 561 posti la presenza di detenuti ha raggiunto quota 586 con 22 donne e 140 stranieri (pari al 23,8%). Una realtà complessa in cui convivono ristretti in regime di alta sicurezza, ergastolani, detenuti comuni e circa un 30% di persone con gravi disturbi psichici, dell’umore e borderline ma dove il numero degli operatori Agenti Penitenziari, Educatori, Psicologi e Psichiatri non è adeguato ai bisogni”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, commentando i dati diffusi dal Ministero che fotografano la realtà detentiva isolana al 31 gennaio 2019 evidenziando “la difficile situazione per chi deve scontare la pena e chi lavora quotidianamente nella struttura”.

“Nei dieci istituti penitenziarie dell’isola – sottolinea Caligaris – complessivamente sono ospitati 2150 detenuti (36 donne) 691 stranieri (32,1%) a fronte di una capienza regolamentare teorica di 2706 posti, dal momento che alcune sezioni sono chiuse per ristrutturazioni o per inagibilità. Si tenga altresì conto che in Sardegna sono presenti solo 1.056 detenuti isolani mentre i restanti (1.094) nella maggior parte dei casi sono stati trasferiti in Sardegna da altre regioni”.

“La situazione nelle altre strutture restrittive – osserva la presidente di SDR – è stabile con valori prossimi ai posti regolamentari, eccetto nelle Colonie dove è evidente una significativa presenza di stranieri. In particolare ad “Is Arenas” (Arbus) 80 stranieri su 102 presenti (78,4%), Mamone-Onanì 151 su 197 (76,6%), Isili 60 su 101 (59,4%). Resta incomprensibile nelle Colonie Penali il divario tra posti disponibili 692 a fronte di quelli utilizzati (400) in spazi in cui potrebbero trovare lavoro molti detenuti”.

“A caratterizzare la detenzione in Sardegna – rileva ancora Caligaris – è la percentuale di ultra settantenni. Il quadro ministeriale al 31 dicembre 2018 presenta infatti un quadro inequivocabile. Mentre in numeri assoluti con 44 anziani l’isola si colloca all’ottavo posto. Il dato in percentuale la colloca al secondo posto ex aequo con l’Emilia Romagna (2%), entrambe le regioni sono precedute dall’Abruzzo (2,3)”.

“L’ultimo dato interessante nella Sardegna fotografata dal Ministero è quello in base al titolo di studio. Mostra, al 31 dicembre 2018, una bassissima percentuale di laureati (23) e diplomati (201) tra i detenuti. Emerge per contro una prevalenza di quelli in possesso del diploma di scuola media inferiore (703) , di licenza elementare (304), oltre a quelli (29) senza titolo e 21 analfabeti. Dati interessanti sui quali occorre riflettere anche per individuare – conclude la presidente di SDR – le iniziative da assumere per rendere la presenza nelle carceri dell’isola davvero utili per il reintegro sociale di chi ha commesso un reato”.


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