Impegno alla Camera dei Deputati, questa mattina, per il Presidente della Regione Francesco Pigliaru, ascoltato in audizione dalla Commissione d’Inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito. Al centro dei lavori dell’organismo parlamentare, presieduto da Gian Piero Scanu, è l’indagine sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all’esposizione a determinati fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e alla somministrazione di vaccini. In particolare, l’attenzione della Commissione si concentra sugli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico. Il confronto al quale è stato chiamato il Presidente della Regione era incentrato sulla tutela e sulla salvaguardia della salute e dell’ambiente nelle aree militari, punto contemplato nell’Ordine del Giorno votato all’unanimità dal Consiglio Regionale il 17 giugno 2014.
Francesco Pigliaru ha sottolineato, in apertura di relazione, come la Sardegna sia la regione italiana più interessata al problema, perché quella con la maggior presenza militare, e ciò non solo con riferimento all’estensione delle aree militari, ma anche e soprattutto all’intensità delle attività esercitative. “Abbiamo ben tre poligoni di tiro, tra i quali i due più vasti d’Europa. Qui, da quasi 60 anni, mentre nel resto del mondo tutto è cambiato, continua a concentrarsi la massima attività esercitativa, addestrativa e sperimentale di tutta Italia”, ha detto il presidente Pigliaru, ribadendo l’urgenza delle misure di riequilibrio dell’incidenza militare. “È una sproporzione inaccettabile, e i problemi legati alla tutela e alla salvaguardia della salute e dell’ambiente sono sempre stati affrontati, sinora, nell’emergenza di un’indagine, dietro impulso della magistratura o delle Commissioni Parlamentari d’Inchiesta. È tempo di uscire da certe logiche e avere una visione di sistema. La posizione della Regione Sardegna è chiara. Se il dato a medio lungo termine è strutturale, indirizzato a un riequilibrio dell’incidenza militare e ad una graduale dismissione dei poligoni di Capo Frasca e Teulada e alla riconversione del poligono interforze di Quirra, la prospettiva a breve termine vuole l’introduzione di misure di mitigazione che, già nell’immediato, potrebbero dare alcune risposte ai nostri territori. Già due anni fa – ha proseguito il presidente Pigliaru – abbiamo detto che è necessaria la conoscenza dei fatti, ed è paradossale che ad oggi non si siano svolti monitoraggi ambientali nelle aree esercitative, misurazioni sostenibili e difendibili degli impatti. Nei poligoni sono necessarie attività di caratterizzazione ambientale, e dove necessario devono essere avviate le attività di messa in sicurezza e bonifica. Noi proponiamo l’istituzione di Osservatori ambientali indipendenti, con compiti precisi e oneri non a carico della Regione Sardegna, indicazione che abbiamo presentato al Governo e che ora presentiamo a questa Commissione. Sinora lo abbiamo proposto in termini negoziali, ma non c’è più tempo: adesso reputiamo sia necessario intervenire con una norma specifica – ha sottolineato – , da scrivere insieme. E poiché è necessaria una chiara distinzione tra organo controllato e organo controllante, una netta separazione tra funzione di controllo e oggetto del controllo, i ruoli devono essere ben delineati. La Regione ritiene di farsi carico delle attività di controllo, ne ha il dovere e la responsabilità, e di individuare nell’ARPAS l’organismo regionale deputato a queste attività.” Francesco Pigliaru ha infine richiamato la mancata applicazione della norma europea relativa alla necessità di condurre valutazioni di incidenza ambientale su programmi e attività svolti all’interno delle aree tutelate, le cosiddette zone SIC (Siti di Interesse Comunitario). Tra queste si contano, per esempio, le dune di sabbia e le zone umide di Porto Pino nel poligono di Teulada, così come alcuni tratti di costa compresi nei poligoni di Capo Frasca e Quirra. “E poiché le esercitazioni militari rientrano certamente tra le attività cui fa riferimento la norma -, ha concluso il Presidente della Regione – l’Italia rischia una procedura d’infrazione comunitaria proprio per questo motivo.”
Rispondendo alle domande dei Deputati, Francesco Pigliaru ha poi ricordato la pressante richiesta della Regione Sardegna alla Difesa perché, in un’ottica di riconversione dei poligoni, si punti sempre più verso la ricerca duale, che oltre a costituire una risorsa importante in ambito civile, porta occupazione e opportunità di sviluppo per i territori. Ancora, sul fronte delle compensazioni ai Comuni, il Presidente della Regione ha ricordato che ancora non è stata neppure definita la cifra relativa al periodo 2009-2014 e ha ribadito la necessità di fissare dei criteri oggettivi per determinarne il calcolo e rispettare i tempi, così da garantire trasparenza, certezza dei diritti, puntualità delle risposte. Infine, un riferimento a La Maddalena: “Presto ci sarà un tavolo per trovare accordi che superino gli attuali conflitti e le complicazioni burocratiche – ha concluso Francesco Pigliaru -, così da utilizzare bene e subito risorse importanti: 15 milioni di euro già attribuiti dal Governo, cui si somma il contributo di 20 milioni comunicato qualche giorno fa, a Sassari, dal Presidente Renzi in occasione della firma del Patto per la Sardegna, che prevede ulteriori risorse che integrano il quadro.”
Al termine, il Presidente della Commissione Gian Piero Scano ha fissato per il 21 settembre una seduta da tenersi a Cagliari, con una nuova audizione del presidente Pigliaru, per proseguire nel lavoro d’Inchiesta nel segno di una “leale e proficua collaborazione.”
La presenza militare in Sardegna: In Sardegna oltre 30.000 ettari sono proprietà dello Stato e sono impegnati dal Demanio militare (7.200 ettari poligono di Capo Teulada, 1.500 ettari poligono di Capo Frasca, 500 ettari aeroporto militare di Decimomannu, 12.000 ettari poligono a terra di Perdasdefogu, 1.000 ettari poligono a mare del salto di Quirra, il rimanente grava su tutto il territorio regionale), 13.000 ettari sono gravati da servitù militari (vengono utilizzati per campane di sgombero durante le esercitazioni militari nei poligoni, in proprietà private o comunali). Oltre 80 km di costa non sono accessibili ad alcuna attività produttiva, nelle zone demaniali e soggette servitù, infatti, sono interdetti per la gran parte dell’anno le normali attività umane ed economiche, comprese, per vaste porzioni di mare, quelle di ancoraggio e pesca.