Parla la Lipu, dopo le polemiche legate alla presenza dei fenicotteri nelle risaie:”Gli attacchi degli uccelli alle colture agricole sono un problema che risale al lontano passato e lo dimostra l’uso dello spaventapasseri nelle nostre campagne . L’aumentata specializzazione della moderna agricoltura con le monocolture e la conseguente modifica degli habitat agricoli, con l’eliminazione delle siepi e con le grandi dimensioni degli appezzamenti, hanno avuto un ruolo importante nell’aggravarsi del problema e determinato una perdita di biodiversità.
Specie onnivore e gregarie come i corvidi si sono avvantaggiati di questa situazione dove trovano poca concorrenza.
Queste fatto ne ha causato una notevole espansione numerica, e territoriale favorita anche dalla presenza di discariche. In questi ultimi anni abbiamo assistito a un reale aumento dei danni causati da questi uccelli nelle colture agricole. Del resto la legge sulla protezione della fauna selvatica ne prevede il controllo mediante metodi incruenti ma anche con l’abbattimento. Quest’ultimo intervento dove è stato attuato sembra non abbia dato risultati favorevoli. Inoltre questo metodo non è accettabile da un punto di vista etico e, sia chiaro, non può essere esclusiva dei cacciatori.
Noi crediamo che la strada migliore per la gestione delle specie, cosi dette nocive, sia costituito da un adeguato approccio ecologico al problema considerando quindi i vari aspetti scientifici, ecologici, tecnici ed economici, senza rinunciare alla componente etica.
In particolare riteniamo sia indispensabile agire sulle cause che innescano gli squilibri ecologici e gli incrementi delle popolazioni attraverso la ricostruzione degli ecosistemi secondo un approccio di rete che preveda anche il ritorno dei predatori naturali. A queste azioni sono da affiancare interventi di protezione delle coltivazioni con dissuasori incruenti. Il tutto inserito nell’ambito di una strategia di gestione integrata e modulata al contesto in cui si opera.
Soltanto dopo una eventuale verifica dell’inefficacia di tali metodi , supportata da un adeguato monitoraggio condotto da qualificato personale scientifico e in particolari circostanze di criticità si potrà pensare a eventuali piani di abbattimento.
I metodi di dissuasione vanno dal vecchio spaventapasseri, ancora utilizzato, ai palloni terrifici con disegni che richiamano gli occhi dei predatori , agli aquiloni, ai sistemi di dissuasione acustica. Gli uccelli comunque si abituano rapidamente a questi interventi che vanno continuamente rimodulati.
La Regione Sarda comunque già prevede degli indennizzi per gli agricoltori danneggiati. Con una mappa dei danni creata attraverso l’uso di un GPS e con la sovrapposizione di più anni sarebbe possibile definire le aree e le aziende agricole più esposte al rischio. Si potrebbero cosi concentrare su di esse iniziative di prevenzione utilizzando le metodiche più idonee.
L’attivazione del piano sarà più facile nel caso in cui i danni si concentrano su aree ben definite e sono determinati da poche specie, mentre saranno maggiori le difficoltà ove i danni si presentano su aree vaste, coinvolgendo un numero elevato di agricoltori con una media di indennizzo per azienda relativamente basso.
Questo naturalmente vale anche per i fenicotteri che in determinati periodi calpestano le piantine provocando danni ai risicultori. Le immense distese delle risaie attraggono inevitabilmente questi uccelli che amano gli spazi aperti. In Camargue (Francia), dove studiano il problema da oltre trent’anni, hanno rilevato come diminuendo le dimensioni delle parcelle, con l’inserimento di siepi, diminuivano le presenze dei fenicotteri. Anche per i fenicotteri valgono i dissuasori visivi o acustici.
Ricordiamo che questi uccelli sono protetti e costituiscono un patrimonio inestimabile”.