È stato il suo braccio destro, quello che sapeva che il cellulare poteva squillare anche nel cuore della notte “perchè bisogna andare da una famiglia in difficoltà in una casa popolare” o “portare pacchi pieni di cibo e vestiti a un clochard sotto l’Asse Mediano”. Chicco Lecca, il cameraman storico di Tziu Lai dai primi anni Novanta, ha macinato insieme a lui tantissimi chilometri fatti di lacrime, storie quasi al limite della realtà, disperazione e ancora disperazione. Ma l’arrivo di Antonello, con tanto di microfono in mano, era simile alla buona novella improvvisa, a una luce di speranza che improvvisamente illuminava il buio delle periferie e di tanti cuori. Un arresto cardiocircolatorio unito a seri problemi al cuore contro i quali lottava da tempo ha privato Cagliari e l’hinterland del giornalista degli ultimi, ma ultimi per davvero: “Per me non se n’è andato, ha seminato tanto bene e talmente tante cose belle che è riduttivo dire questo. Quello che Antonello è stato continuerà a essere. Un uomo intelligente, umile, che andava in giro a portare pacchi e buste alle persone in difficoltà soprattutto di notte”. Chicco Lecca ha salutato il suo Antonello nella camera mortuaria del Brotzu e, nel ritorno verso casa, in auto, i ricordi fioccano uno dopo l’altro: “Ha avuto i primi acciacchi da un sacco di tempo, ma continuava imperterrito a volere questa vita. Non se n’è andato, ha lasciato una traccia. Non si ha idea di quante volte, secondo me, l’hanno umiliato, ma lui teneva botta. Mai un’incrinatura, tante volte hanno cercato di picchiarlo ma li era coraggioso, affrontava le persone col microfono e nelle zone popolari stava sempre calmo e le persone del rione arrivavano per difenderlo. Aiutava tutti, quindi perchè offenderlo? Era una voce fuori dal coro”. E Tziu Lai, la gente, voleva sempre guardarla negli occhi dal vivo, non attraverso uno smartphone: “Andavamo a Sant’Elia per una fogna che non si chiudeva, per me era una caz**** ma la gente, in lui, riponeva fiducia e speranza. Alla fine aveva sempre ragione, le persone si dimenticavano della fogna o di un altro problema e gli confidavano le loro situazioni. Aveva una capacità incredibile nel riuscire a tirare fuori il meglio della gente in modo semplice. Era uno spettacolo vederlo in movimento”.
Certo, non a tutti piaceva vedere microfono e telecamere accesi: “Una volta ci hanno tirato un’anguria lanciandola dal quinto piano di un palazzo, ci ha sfiorato e ci siamo sporcati tutti gli abiti. Ma nemmeno l’estate scorsa, quando è stato picchiato, ha cambiato metodi, tanto che non ha fatto nemmeno la denuncia”. Andava avanti, Tziu Lai, abituato come sempre che, dietro un angolo, c’è una storia da fare venire alla luce e un essere umano che vuole solo essere ascoltato. “Alle volte eliminavamo anche servizi con centomila visualizzazioni, come quando ci chiese il favore la mamma di una ragazza tossicodipendente che aveva intervistato e che, successivamente, era morta. Antonello tolse subito il filmato e mi disse ‘Ce l’ha chiesto una mamma’. Io gli spiegavo che qualunque cosa facessimo, ci sarebbe stato sempre qualcuno che avrebbe detto che non va bene, ma li era sereno”. E, seppur la spalla destra di Chicco Lecca si ricordi benissimo del peso della telecamera, lui precisa: “Per lui non sono mai stato un cameraman”, facendo intendere un rapporto più profondo e sincero: “Abbiamo iniziato a metà degli anni Novanta col tg di Tcs. Le prime settimane avevamo una paratia con la scritta ‘Tcs Notizie’ negli studi di viale Marconi, quante volte gli è caduta in testa… Si metteva cravatta, camicia e sotto spesso aveva i bermuda. Poi abbiamo deciso di spostarci in strada, leggendo le principali notizie i primi tempi nel viale Marconi allora a doppio senso”. E lì, nella strada, meglio, nelle strade, ci sono rimasti perchè chiamati, ogni giorno, dagli “ultimi”. Col sole o con la bufera di grandine, poco cambiava: “Quando pochi anni fa abbiamo aperto la pagina Fb ‘La Zona’ gli ho detto che erano meglio interviste rapide, non di venti minuti o di un’ora come era abituato a fare. Ma lui le faceva lo stesso lunghe e io, per quanto cercassi di tagliarle, quando le riascoltavo mi rendevo conto che tutto filava. Tziu Lai faceva crescere il tono dell’intervista, ti faceva innamorare della persona che stava intervistando”. Antonello non c’è più, cuore e ricordi a parte, e chissà se un domani arriverà qualcuno inimitabile e davvero giornalista degli ultimi come lui: “Immagino che ci siano tante persone per bene e che comunque danno molto per gli altri”, osserva Chicco Lecca. “Lui, appunto, è inimitabile e non se ne andrà mai perchè ciò che ha fatto continuerà a restare. Era una persona alla quale ti affezionavi oltre al rapporto giornalistico. È stato premiato da tre diversi presidenti della Repubblica, io ho ritirato per lui due premi, uno era quello che portava il nome di Ilaria Alpi. Lui non ha mai battuto ciglio, alle premiazioni, era quello di sempre. Gli si avvicinava la gente e parlava con tutti. Spesso un giornalista ti intimorisce, pensi che non puoi sapere cosa vorrà chiederti. Invece, le persone con Antonello si fidavano totalmente. E lui le lasciava parlare e ascoltava, sempre, tutto quello che avevano da dire”.
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