Il record europeo c’è tutto, è certificato. Mai nessuna equipe medica era riuscita a eliminare un sarcoma di trenta chili dal corpo di una persona. Lo scorso 3 marzo la prima volta, al Sant’Orsola di Bologna: a essere salvato è stato Giovanni Niolu, artigiano 52enne di Guspini. Che, oggi, abbraccia ancora più forte l’unico amore della sua vita, la moglie Angela, sempre rimasta al suo fianco nella lunghissima odissea. Come spiegano dall’ospedale, si tratta di un tumore raro e spesso asintomatico, precisamente un lipo-sarcoma retro peritoneale. Per questa tipologia di tumori, il nostro è un centro di alta specializzazione e uno dei punti di riferimento a livello nazionale. Nonostante la complessità del caso, grazie all’esperienza dell’équipe è stato possibile evitare al paziente stomie e dialisi. “Quando ci è stato riferito il caso del paziente e i suoi esami diagnostici eravamo impressionati”, afferma Matteo Cescon, direttore dell’unità operativa Chirurgia Epatobiliare e dei Trapianti del Policlinico di Sant’Orsola. “Mai visto niente del genere. Sapevamo che altri centri in Italia non avevano dato disponibilità a operare nonostante questo abbiamo voluto provare”. Grazie all’esperienza dell’équipe è stato possibile operare la massa evitando al paziente stomie e dialisi successive. Il paziente, proveniente dalla Sardegna e già in cura per un altro tumore, al polmone, è arrivato in evidente difficoltà a causa dell’impatto che la massa aveva sulla sua salute e qualità di vita. “Il trattamento ideale di questa tipologia di tumori è proprio quello chirurgico. Sono operazioni complesse perché riguardano tumori rari con piccole casistiche. Il nostro in questo campo è un centro di riferimento nazionale”, ricorda Massimo Del Gaudio, titolare di incarico di alta specializzazione in chirurgia dei sarcomi addominali, tumori stromali gastrointestinali, tumori rari e carcinosi peritoneali. “Come centro trapianti siamo abituati a lavorare su zone sensibili. Questi tumori, infatti, partono dai tessuti molli ma si attaccano a tutto quello che incontrano, come l’aorta o la vena cava. Non le infiltrano ma per staccarlo bisogna isolare queste strutture delicatissime. La collega che segue il paziente in Sardegna ha fatto la scelta giusta: sono patologie che devono essere trattate solo in centri altamente specialistici”.
LA STORIA – “Ho scoperto il sarcoma in seguito ad una brutta caduta. Mi ero fratturato alcune costole, era marzo 2022, il medico mi aveva suggerito una Tac perchè aveva notato dei grossi punti neri. Il tumore l’ho scoperto all’ospedale di San Gavino Monreale, poi sono stato a Milano per un periodo, dopo otto mesi ho iniziato dieci cicli di radioterapia nuovamente in Sardegna”, afferma Giovanni Niolu. “La mia operazione del 3 marzo è durata più di otto ore, ci sono state addirittura tre interruzioni. Ma, alla fine, il 16 aprile con le dimissioni sono tornato a vivere, ovviamente consapevole di dover fare dei controlli periodici”. Tanta felicità, certo, ma anche varie punte di amarezza. Tra le principali, l’avere scoperto che, se fosse rimasto in Sardegna, forse oggi sarebbe morto: “Al Brotzu e all’Oncologico mi avevano detto chiaramente che non avevano le attrezzature disponibili per operarmi”. Poi, però, per Giovanni Niolu il destino ha fortunatamente preso una piega diversa: “Ringrazio tutti i medici bolognese ed emiliani per l’aiuto che mi hanno dato”.











