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Il sorriso smagliante della Todde, entusiasta sul carro del Sardegna Pride. Massimo Zedda che nei video balla e poi scherza: “Color’e mortu? Non sembro il sindaco di una città di mare””. Piero Comandini primo presidente del consiglio regionale a festeggiare in nome di tutti i diritti dell’amore. Come è cambiata la visione della politica sarda: vi immaginereste mai su quel carro Solinas, Moro e Truzzu? L’ex sindaco di Cagliari, si sa, è un ex sentinella in piedi, valori diametralmente opposti del senso di famiglia. Sotto migliaia di ragazzi che cantano e ballano con le casse sparate dai carri, nella parata che attraversa il centro della città, quello risparmiato dai cantieri. Come sempre non sono tutti ragazzi e ragazze omosessuali, è un giorno magico in cui non esistono differenze, è una grande festa. Forse qualcosa sta davvero cambiando se anche Ugo Cappellacci inneggia al Pride e alla libertà. Anzi no, ecco la polemica: “Sostengo fermamente il rispetto per ogni orientamento sessuale e per il diritto di esprimere liberamente la propria identità. Tuttavia, è fondamentale ricordare che la libertà di espressione non dovrebbe mai giustificare il mancato rispetto dei valori religiosi altrui”. Lo ha dichiarato Ugo Cappellacci, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, commentando l’uso caricaturale di immagini religiose durante l’evento del gay pride.
“L’uso di immagini e simboli blasfemi, offendono profondamente le sensibilità religiose di molte persone. Queste manifestazioni non solo creano divisioni, ma minano anche lo spirito di inclusione e tolleranza che dovrebbe caratterizzare tali eventi. Il rispetto è una strada a doppio senso. Se desideriamo che le nostre scelte e identità siano rispettate, dobbiamo anche dimostrare rispetto per le credenze e i valori degli altri. La convivenza pacifica e il dialogo costruttivo sono possibili solo quando riconosciamo e rispettiamo reciprocamente i nostri limiti.Invito tutti a riflettere sul vero significato della tolleranza e del rispetto reciproco. Celebriamo l’orgoglio e la diversità senza bisogno di offendere o sminuire ciò che è sacro per altri. Solo così – ha concluso Cappellacci- potremo costruire una società veramente inclusiva e rispettosa di tutti”