“Terrapieno Endrich, ecco come Cagliari cancella la sua storia”

Enrica Anedda Endrich: “In questi ultimi anni la passeggiata è stata piu volte presa d’assalto e oggi tutte le targhe che indicavano “ Terrapiano Endrich” sono state buttate giù dai delinquenti di estrazione manichea sinistrorsa, nella indifferenza del Sindaco e della sua Giunta, che continuano a non vedere lo stato di degrado in cui versa il centro storico, fra danneggiamenti e imbrattamenti perenni”


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di Enrica Anedda Endrich

IL TERRAPIENO DI CAGLIARI e il DIMENTICATO SENSO DELLA BELLEZZA.
Mi era sfuggito un servizio di una pagina intera, pubblicato sabato scorso sulle pagine dell’ Unione Sarda, dedicato alla decadenza del Terrapieno. Mi hanno colpito ipocrisia e cecità dei due articoli dedicati all’argomento. La prima perché ci si dimentica che quel bellissimo viale panoramico ha un nome: si chiama Terrapieno Endrich e il Sindaco Delogu lo dedicò a Enrico Endrich perché quando era podestà, negli anni 30, lo aveva fatto realizzare dall’architetto Ubaldo Badas. Dunque non una scelta a caso bensì il giusto riconoscimento per chi ebbe la lungimiranza e la sensibilità di lasciare ai cittadini una parte della città, che oggi con molta probabilità altrimenti sarebbe occupata da brutti palazzoni.
Mio nonno si rese conto che fra gli impiegati dell’ ufficio tecnico del Comune vi era un geometra talento e gli affidò la progettazione di molte opere della città. Successivamente Badas fu insignito della laurea ad honorem di architetto e gli furono riconosciute in tutto il mondo le sue grandi capacità.
Il complesso architettonico, contraddistinto dai mattoncini rossi (comprendente il Giardino sotto le mura recentemente ristrutturato e la scuola Mereu) che si estende dalla piazza Marghinotti sino ai Giardini Pubblici, conferisce a quella zona di Cagliari una sua particolare e interessante identità. Gli amministratori del dopoguerra non avrebbero esitato a far costruire qualche bel palazzone con vista panoramica, magari stile Sant’ Elia; mio nonno e Badas, che erano molto attenti all’importanza del verde pubblico, optarono, invece, per una piazza e una passeggiata sinuosa, ornata di alberi, aiuole e piante; al termine vi realizzarono i giardini pubblici, con l’incantevole ingresso pubblicato in molte riviste,dove trovò subito posto la Galleria d’arte.
In questi ultimi anni la passeggiata è stata piu volte presa d’assalto e oggi tutte le targhe che indicavano “ Terrapiano Endrich” sono state buttate giù dai delinquenti di estrazione manichea sinistrorsa, nella indifferenza del Sindaco e della sua Giunta, che continuano a non vedere lo stato di degrado in cui versa il centro storico, fra danneggiamenti e imbrattamenti perenni.
Oggi i giornali si accorgono che il Terrapieno cade a pezzi; ma non osano chiamare la passeggiata con il suo nome, nel rispetto del politically correct.
Per questo ringrazio il consigliere comunale Pierluigi Mannino, intervenuto per far notare che se questa Giunta ha abbandonato il Terrapieno, trascurandone la manutenzione, il motivo è probabilmente legato al fatto che esso fu realizzato sotto il fascismo e che- aggiungo io- se si ristruttura si è costretti anche a ripristinare le targhe intestate a Endrich.
Insomma l’opera di cancellazione della storia prosegue, così come l’incapacità di riconoscere e far conoscere gli uomini che hanno contribuito alla bellezza e valorizzazione della città di Cagliari .
Del servizio sul giornale mi colpiscono anche la ricerca di proposte del Pd e alcuni commenti da parte di chi vorrebbe fare un concorso di idee per lo sfruttamento dello spazio. Siamo pienamente d’accordo che a Cagliari ci sono luoghi, spazi e soprattutto opere e monumenti che sono inutilizzati e che si dovrebbero mettere a disposizione dei cittadini; ma non è questo il caso: il Terrapieno fu realizzato con il semplice scopo di farne una passeggiata panoramica in mezzo al verde, al centro della città. Chi ha il gusto e il piacere di passeggiarci ne comprende il senso. Basta camminare con gli occhi aperti e in cinque minuti ci si ritrova ai Giardini Pubblici, nutriti da un senso di bellezza per i meravigliosi scorci sul mare. Non sono necessarie proposte, la cui ricerca è indice solo di cecità e smania di fare; serve solo la capacità e sensibilità di ammirare e gustare, con il rispetto che si deve alle opere belle.
Di tutto questo però in effetti non dovrei stupirmi: di sensibilità per la bellezza a Cagliari ce n’è sempre meno, da parte soprattutto di questa Giunta che, con le numerose opere anonime e piatte, fa di tutto per far diventare Cagliari una città senza identità.


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