Va ancora alla Sardegna il poco invidiabile record di regione con più ricoveri per Covid nelle terapie intensive, ma la pressione non accenna a diminuire neanche sui reparti di area non critica, e cioè nei reparti dedicati. Nell’Isola, gli ultimi dati Agenas (relativi al 3 aprile) registrano il 12% di posti letto occupati nei reparti di urgenza, il dato peggiore a livello nazionale. Stabile ma ancora significativa anche la situazione dei reparti ordinari, con un’occupazione pari al 20%.
Nel confronto con lo scorso anno, i dati al 3 aprile parlavano allora di un’occupazione del 16% nelle intensive e del 18% nei reparti, dati dunque sovrapponibili a quelli odierni, nonostante la campagna di vaccinazione. La conferma arriva da uno studio sulle acque reflue effettuato in Lombardia dall’Università: le tracce di Sars-Cov2 finite negli scarichi non sono diminuite dall’inizio della campagna. Secondo i ricercatori “i positivi sono probabilmente molti di più di quel che pensiamo. Ma non è una cattiva notizia: i casi gravi si sono abbattuti”. Dunque, come del resto già sapevamo, i contagi sono gli stessi di due anni fa ma i casi gravi sono molto diminuiti, e lo dimostra il fatto che i dati precedenti erano stati raccolti in condizioni di lockdown, non certo paragonabili alla situazione odierna.
Nel resto d’Italia va meglio rispetto alla Sardegna (5% terapie intensive e 15% reparti), ma il governo ha ben chiaro che nonostante la fine dello stato d’emergenza la situazione resta complicata. Tanto che si comincia già a parlare di prorogare le mascherine, soprattutto in alcune situazioni ovviamente di maggior affollamento: la decisione sarà presa il 20 aprile.











