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Tavolini in piazza S. Sepolcro a Cagliari, i residenti infuriati scrivono al Papa: “Blocchi questo sfregio”

di Paolo Rapeanu
10 Settembre 2021
in cagliari, zapertura1

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Tavolini in piazza S. Sepolcro a Cagliari, i residenti infuriati scrivono al Papa: “Blocchi questo sfregio”
Una lettera, indirizzata a Papa Francesco, con un chiaro sos come oggetto della missiva: “Invochiamo il suo alto magistero per salvare i sagrati delle chiese dalla degradante trasfigurazione in luoghi di bagordi notturni autorizzati dal Comune di Cagliari”. A scriverla è il comitato “Rumore no grazie”, capitanato da Enrico Marras, da tanti anni in lotta contro quella che viene definita malamovida. I residenti infuriati invocano un intervento del pontefice, addirittura, e criticano la scelta di aver dato spazi anche davanti alla chiesa per i tavoli e ombrelloni di locali food e ristoranti. Chissà se il Papa risponderà a una lettera dove vengono messe in fila quelle che, agli occhi del comitato, sono una serie di criticità. Eccola, di seguito.
“Santità, ci rivolgiamo a Lei con deferenza e umiltà perché nessuno al mondo, come Lei, implora incessantemente il rispetto per i più deboli della terra: i bambini, i malati, gli anziani, le donne in maternità, i lavoratori … Senza mai dimenticare di ammonire che il rispetto per gli esseri umani mai va disgiunto dal rispetto del creato, culla delle nostre vite, la cui integrità è messa sempre più in pericolo dall’avidità e dalla bramosia di accumulo di ricchezza di grandi e piccoli spregiudicati affaristi. Da anni la nostra città è preda di questi mali anche a causa di un inquinamento acustico ambientale, soprattutto nei quartieri del Centro storico con epicentro i quartieri di Marina e Stampace. Inquinamento che avvilisce la vita quotidiana dei residenti ed è causa di malattie gravi e invalidanti e di morte prematura come ammoniscono l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia Europea dell’ Ambiente. Basti considerare, Santità, che nei quartieri richiamati sono stati certificati livelli di rumore notturno (sopra i 70 decibel) vietati persino nelle aree industriali di giorno. L’obbligo perentorio di un Piano di Risanamento Acustico, che data dal 2012, è a tutt’oggi irresponsabilmente disatteso dal Comune e dalla Regione. La gravità del fenomeno è tale che il Comune di Cagliari è stato condannato per disastro ambientale da rumore e per violazione dell’art. 32 della Costituzione e quindi per violazione del “diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo” (Sentenza Tar, gennaio 2015). Ma questa severa sentenza, mai applicata, non ha fermato gli amministratori civici che hanno continuato ad aggravare le condizioni ambientali della città e a funestare la vita dei più deboli in nome degli affari e della movida. Un fenomeno sociale degradante, la movida, che si caratterizza per lo spaccio inarrestabile delle droghe, per il consumo costante di alcolici e cibi cancerogeni, per il dilagare, anche tra ragazzi e ragazze giovanissimi, di stati di ubriachezza e di confusione mentale. Neanche l’attestazione della Regione Sarda, per Marina e Stampace, di quartieri in “emergenza sanitaria” e in “criticità acustica” è servita a fermare le scelte illegittime degli amministratori civici: divisi su tutto ma uniti nel devastare la vita della città e nell’arrecare sofferenze ai più deboli, privati tutte le notti del diritto al riposo e al sonno, alla vita e alla salute. Diritto garantito non solo dalla Costituzione italiana ma anche dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Nel contesto indecoroso e umiliante in cui è precipitata la città, mai e poi mai avremmo immaginato che anche luoghi cari alla cristianità sarebbero stati degradati a squallidi mangifici, non si può usare altro termine visto il contesto di sacralità e di storicità che contraddistinguono questi luoghi. Ci riferiamo, Santità, ad alcuni sagrati delle chiese, dove tutti i palmi di terra disponibili vengono strappati ai bambini e alle famiglie, per essere piantumati di tavoli, sedie e ombrelloni per bagordare sino all’alba nell’indifferenza della sacralità dei contesti e del rispetto dovuto ai residenti. Con grave pericolo dell’inasprimento della diffusione del Covid come è puntualmente avvenuto. In particolare, Santità, portiamo alla sua attenzione il caso, e non è l’unico, della chiesa del Santo Sepolcro, del XVI secolo, nel cuore del centro storico, nella via Dettori. Il suo sagrato, tra l’altro di proprietà della chiesa, ormai non esiste più, allestito com’è per bisbocce notturne che tanta sofferenza arrecano alle famiglie con bambini e anziani. Bisbocce allietate sino all’alba da musica assordante e distruttiva del sistema nervoso di chi vorrebbe dormire ma non può. Al mattino, quando sorge il sole, il sagrato si presenta in uno stato di avvilente decadimento che nulla ha a che vedere con la corrosione del tempo ma molto con le nauseanti “virtù” delle libagioni. La godibilità della chiesa è oramai preclusa non solo ai residenti ma anche ai turisti che hanno attraversato il mare per visitare la città. Se lasciassimo mani libere ai faccendieri politici ed economici tavoli, sedie e ombrelloni verrebbero piazzati anche sull’altare. Consideri, Santità, che i comportamenti sacrileghi che denunciamo non sono opera di detestabili talebani né di fanatici terroristi islamici ma opera di serafici cristiani, amministratori di tutti i colori politici, che è possibile trovare anche dietro i simulacri dei santi in processione. Ma, consumato il gesto della croce e l’apparente venerazione del divino, indossano in fretta gli scarponi chiodati del “buon governo” per martirizzare l’esistenza dei più deboli (i veri cristiani!) che hanno l’unica colpa di vivere in quartieri trasformati in deprimenti e squallide suburre: bambini, malati, anziani, donne in maternità, lavoratori. È per questo sacrilegio che da cristiani e da cittadini ci rivolgiamo a Lei, Santità, affinché, coi mezzi e l’autorità e la saggezza del Suo Magistero, possa intervenire nel porre un freno a questo sfregio non solo dei simboli architettonici della nostra Fede, ma anche ai graffi profondi che tale suburra crea al nostro essere cristiani nel senso più profondo del termine”. Il presidente: Enrico Marras.
Tags: Cagliari
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