Il vicepremier Salvini promette che se il carburante aumenterà oltre i 2 euro al litro, il governo interverrà e taglierà le accise. Peccato che in Sardegna, dove Salvini governa come principale alleato del partito sardo d’azione, i due euro sono stati superati da un pezzo, come dimostra l’ultima indagine di Adiconsum. E non in Costa Smeralda, no. Nel medio Campidano, ad Arbus per esempio, dove il gasolio costa 2,40 euro al litro e la benzina 2,31. A Olbia il diesel raggiunge 2,29 euro, 2,24 euro la verde. Mentre sul territorio nazionale si assiste ad una lenta discesa dei listini alla pompa, in Sardegna i prezzi rimangono ancora elevati e in ogni caso superiori alla media italiana. Solito perfetto cliché: freghiamo i sardi che tanto non si lamentano.
Ora. Delle due l’una: o Salvini non lo sa, ed è già grave perché la Sardegna lui la governa, oppure lo sa ma non lo considera tutto sommato un problema nazionale, il che è ancora più grave, perché dimostra ancora una volta che l’isola esiste solo come terra di conquista, elettorale o turistico-vacanziera a seconda delle necessità. Nel silenzio generale, rotto solo ciclicamente dalla bufala insularità.
Qualcuno faccia sapere a Salvini che anche i sardi, spesso loro malgrado, sono cittadini italiani, che pagano la benzina più cara d’Italia e le bollette più care d’Italia e i trasporti meglio non parlarne, ché la Lega li ha gestiti per 4 anni facendone il disastro che sappiamo. Gli ricordi anche che la Sardegna è la terra in cui lui governa in primissima linea. E che non è, come in tanti gli hanno permesso di pensare, solo una felpa e 4 mori stampati.











