Cosa c’entra la politica con la vicenda di Marisa Francescangeli, la maestra più famosa d’Italia? Niente. Zero. Eppure, la politica che non sa più cosa sia la politica, la politica che sta lasciando sprofondare la Sardegna in un baratro fatto di sanità da terzo mondo, trasporti pure da quarto, infrastrutture manco a parlarne, ecco quella politica da giorni non parla d’altro, evidentemente non trovando argomenti più validi e concreti e, soprattutto, argomenti su cui ha il diritto-dovere di intervenire.
Perché tutto questo accada è persino banale dirlo: il tema è di quelli facili facili, nazional popolare, a tratti bigotto quanto basta almeno a suscitare l’indignazione di chi preferisce gridare allo scandalo invece che approfondire e studiare. L’ultima passerella se l’è presa Vittorio Sgarbi, che ad Orosei ha incontrato la maestra per poi sentenziare, in perfetta solitudine, che è lei ad avere ragione e che dunque il provvedimento va revocato.
Il problema, però, non è se il provvedimento sia giusto o sbagliato, questo lo vedrà chi ha le competenze e l’investitura per farlo. Il problema è che non è affare della politica. Invece, fiutata la preda, la politica si è tuffata per azzannarla, sicura di trarne un tornaconto. Un’interferenza pesante, che ha smosso addirittura il presidente della regione, mai così tempestivo nell’intervenire sugli argomenti che davvero sono vitali (o mortali) per la Sardegna.
Ora, c’è da giurarci, partirà il circo mediatico dei talk show e programmi tv mattutini e pomeridiani, lacrime e indignazione a tanto il chilo. Ma la politica. La politica torni a fare la politica, se ci riesce.













