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“Fizza mea, fizza mea. Figlia mia del cuore”. Carmela arriva sul luogo dell’orrore, e cerca Giusy, sua figlia, vittima dell’ennesimo femminicidio. Le sue urla squarciano il silenzio irreale in cui è piombata Nuoro in una qualunque mattina di inizio autunno: piange, Carmela, urla e chiama suo marito Salvatore, si aggrappa a lui disperatamente, si abbracciano, piangono, inutilmente consolati dall’altra figlia. In quell’appartamento di via Ichnusa, nel quartiere di Monte Gurtei, alle 7 del mattino, è appena successo quello che ha distrutto le loro vite per sempre: Roberto Gleboni, operaio forestale di 52 anni e sindacalista con la passione per le armi sportive, ha ucciso la moglie Giuseppina Massetti, Giusy per tutti, 43 anni, sua figlia Martina di 25, ha ridotto in fin di vita il più piccolo dei tre figli, Francesco, e il vicino di casa Paolo Sanna, 69, poi è andato a casa di sua madre 83enne, Maria Esterina Riccardi, dove pare si fosse trasferito da qualche tempo, ha sparato anche a lei e si è infine tolto la vita. L’altro figlio, 14enne, non è in pericolo di vita: sotto choc, sopravviverà alla strage che si è consumata sotto i suoi occhi. Quando a Carmela dicono che anche l’adorata nipote Martina è morta, crolla e viene portata via da un’ambulanza. In serata, dopo una giornata angosciante, l’ospedale San Francesco ha fatto sapere che sono state avviate le procedure per accertare la morte cerebrale del piccolo Francesco e di Sanna. Una tragedia senza precedenti.
Il dolore, a Nuoro, trafigge e dilania un’intera comunità. E si fa più acuto, ogni volta che emerge un dettaglio, un particolare, una sfumatura in questa agghiacciante vicenda. Martina, la figlia maggiore avuta da Giusy a soli 18 anni, adorava suo padre, quel padre che questa mattina non ha esitato ad ammazzarla: la tesi della laurea in Giurisprudenza, presa nel 2022 e seguita da tirocini in tribunale dove era praticante, Martina l’aveva dedicata a lui, al suo carnefice, con una frase da brividi: “A mio padre, l’amore più grande della mia vita”. L’amore più grande, che l’ha tradita, che ha tradito sua madre, che voleva sterminare tutti come testimonia il fatto che i colpi di pistola sono stati sparati tutti all’altezza della testa delle vittime.
Poche settimane fa Martina e sua mamma Giusy avevano pubblicato un post sui social con la didascalia “No alla violenza sulle donne”, sempre insieme, vicinissime. E ora è inevitabile chiedersi se ci fosse un messaggio mirato oltre all’adesione alla campagna di sensibilizzazione di ActionAid. Le testimonianze su Roberto Gleboni sono contraddittorie. C’è chi lo descrive come tranquillo e gentile, c’è chi invece ne parla come di una persona aggressiva e maniaca del controllo. Di sicuro, nessuno aveva intuito la verità e nessuno aveva mai lontanamente immaginato cosa stesse per succedere.
Le indagini di polizia e carabinieri sono coordinate dai sostituti procuratori di Nuoro Riccardo Belfiori e Sandra Piccicuto. Nel primo pomeriggio si è riunito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal prefetto Alessandra Nigro. Sabato mattina, nel cimitero comunale del capoluogo barbaricino, il medico legale Roberto Demontis, che ha già eseguito un esame esterno dei tre corpi, effettuerà l’autopsia.
Intanto, il comune ha annullato tutti gli eventi previsti nei prossimi giorni, mentre nel giorno dei funerali sarà proclamato il lutto cittadino. In una città stravolta e incredula.