I monumenti funebri in stile liberty e le semplici tombe a stele, in pietra, della fine dell’800 al vaglio della Sovrintendenza ai beni archeologici: reale la “possibilità che la parte più antica del nostro Camposanto diventi a tutti gli effetti un Cimitero monumentale, riconosciuto dal Ministero. Sembra ci siano le condizioni affinché ciò avvenga e le caratteristiche, la storia, la conservazione di cui abbiamo parlato hanno lasciato la delegazione piacevolmente colpita” ha comunicato il sindaco Gabriele Littera. Una parte di storia di ogni comunità è racchiusa nell’area più antica del cimitero: lì giacciono da secoli i primi cittadini ai quali fu riservata la classica sepoltura, quella che oggi è ben consolidata per conservare le spoglie mortali di ha abbandonato la vita terrena. Storie di vita, raccontate anche grazie alle imponenti sculture che, ancora oggi, si possono osservare, contemplare, che esprimono il ricordo e tutto il dolore di chi ha commissionato l’opera per il proprio caro. Spesso vite giovanissime, bambini di pochi anni hanno terminato troppo presto la loro esistenza: malattie, eventi tragici hanno spezzato il cuore di mamme e papà che hanno dovuto dire addio al loro bambino, preso in braccio o accolto dagli angeli, quelli rappresentati nelle statue che, tra le mani e le ali, portano i segni del tempo trascorso ben visibili. Questi passaggi sono ben presenti anche nel camposanto serramannese che ora è al centro dell’attenzione degli esperti al fine di essere citato ufficialmente come “Cimitero monumentale”.
La storia: “Il Cimitero e la Cappella. I lavori di costruzione del Cimitero di Serramanna ebbero inizio nella seconda metà del XIX Secolo e si protrassero sino al 1898. Fu costruito a oriente rispetto all’antico nucleo abitato, in località “Sa Roja” (termine che in lingua sarda significa “sito basso ed acquoso”, “valle acquitrinosa”) su terreni precedentemente di proprietà del Convento dei Padri Domenicani ed acquisiti dal Comune nel 1859 in seguito al Decreto Regio che ordinò la soppressione degli Ordini Religiosi e la confisca dei loro beni.
A curarne la prima edificazione fu l’Ingegnere Enrico Pani, mentre fu incaricato dei lavori di ampliamento, resisi necessari al principio del XX Secolo, l’Ingegnere Ernesto Ravot. Fu in questi anni dunque che, in osservanza di una circolare provinciale del 1850 in cui si vietavano le sepolture all’interno dei centri abitati, cessò di essere utilizzato l’antico cimitero nel centro del paese (Su Gimitoriu), adiacente alla Chiesa di San Leonardo ed all’ormai scomparso Oratorio delle Anime del Purgatorio.
Di particolare pregio architettonico risulta essere la cappella: fu costruita alla fine del XIX secolo dall’Ingegnere Enrico Pani, il quale si ispirò allo stile Neoclassico assai diffuso in quel periodo e il cui maggior esponente sardo fu il celebre Gaetano Cima. L’edificio, sopraelevato dal terreno per mezzo di alcuni gradini, presenta nella facciata un pronao con quattro pilastri architravati su cui poggia un frontone classico, La copertura, a cupola con base ottagonale, esternamente è rivestita con tegole disposte a squame.
All’interno meritano particolare attenzione il pavimento originale in mattoni cotti di toni diversi di colore, tipico delle cotture in forni a legno, e i candelabri di legno meccati a oro che arredano il grazioso altare di marmo decorato con fiorami dorati; sulla parete destra si trova un pannello di legno che incornicia le targhette in ferro smaltato contenenti i nomi dei Serramannesi, caduti nella Grande Guerra, sepolti lontano dal loro paese d’origine.
La cripta sottostante, costruita contestualmente e con dimensioni identiche alla cappella, funge da ossario” si legge nel sito del Comune che ha dedicato una sezione per raccontare la storia del vecchio cimitero.
“Le Tombe Monumentali. Il Cimitero di Serramanna può vantare la presenza di numerose tombe monumentali, tra le quali si rilevano diversi stili costruttivi, ciascuno proprio di un particolare periodo storico. Si segnalano innanzitutto le semplici tombe a stele, in pietra, della fine dell’800.
Di particolare interesse sono i monumenti funebri in stile liberty, tra i quali spicca la tomba della famiglia Vargiu, risalente ai primi anni del XX secolo e posizionata accanto alla cappella, con una scultura in marmo di una giovane donna distesa su un manto di rose e altri fiori, con le braccia allargate e la testa abbandonata sulle spalle; dietro si osserva un bassorilievo in marmo bianco scolpito con figure di Angeli. Non si conosce il nome dello scultore, ma se ne possono apprezzare la sensibilità e l’alta capacità tecnica.
Pregevole è inoltre l’imponente monumento funebre della famiglia Fadda, posizionato sul viale d’ingresso, eretto da G.B. Troiani nel 1899 e decorato con elementi propri di uno stile neo-rinascimentale. Risalente al 1883 è invece la tomba del Notaio Vargiu, con una particolare croce in stile celtico. Notevoli sono anche le steli funerarie dei primi del ‘900, posizionate nell’area dedicata ai bambini defunti, con toccanti dediche incise nei marmi.
Si segnalano inoltre i sepolcri in stile “razionale”, diffuso negli anni ’20 e ’30 del XX secolo, tra i quali si può citare la tomba della famiglia Scalas, posizionata accanto al muro est della cappella. Particolare menzione merita la tomba che l’architetto Vico Mossa disegnò e fece costruire per la sua famiglia negli anni ’60, situata nella zona antistante la cappella.
L’unica cappella di famiglia è quella appartenente ai Di Palma, risalente ai primi anni del XX secolo e caratterizzata da un sincretismo stilistico che armonizza elementi gotici, classici e liberty. Un ulteriore menzione meritano i cipressi secolari che con la loro silente maestosità vegliano sui nostri cari”.