Le domande sono chiare e dirette, le risposte a monosillabi. Il video pieno di colori e i simboli che cadono dall’alto sono troppo “importanti” per spostare anche solo un secondo lo sguardo o dire più di cinque parole. Un giocatore a caso – del quale garantiamo l’anonimato – impegnato a cliccare il pulsante principale di una delle slot machine del bar della stazione dei treni di piazza Matteotti, “racconta” – ma è quasi un eufemismo – come si gioca ad una delle più classiche macchinette.
Alla domanda “come va?”, la risposta è flash: “non c’è male”. Poi, per sapere qualche dettaglio in più, bisogna attendere i tempi della macchinetta. “Si vince o si perde?”, il giocatore è netto e rapido: “Più che altro si perde”. Non è un’abitudinario, sostiene, “giusto qualche euro ogni tanto” e alla domanda se sia complicato giocare o se basti solo premere qualche pulsante la risposta è telegrafica: “sì, sì”. Impossibile misurare il livello d’attenzione mentre parla, lo sguardo non si distacca neanche per un istante dalla slot machine. E, quasi a certificare che, alla fine della giostra, la macchina è l’unica che sorride, alla domanda “sono più le volte nelle quali si perde”, il giocatore, un uomo di mezza età, è molto naturale nella risposta: “È normale”. Grazie, arrivederci, nel mentre la macchinetta fa comparire altri simboli sullo schermo ed emette suoni e luci così accattivanti che, nel giro di un minuto e fischia, non arriva neanche un tiro vincente.








