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di Roby Collu
Sabato 17 gennaio a Siliqua si terrà il tradizionale evento denominato “Su fogaroni de Sant’Antoni e de Santu Srebestianu”, organizzato dall’amministrazione comunale in collaborazione con la parrocchia san Giorgio, la Pro loco e le associazioni culturali locali. Alle ore 18,00 in parrocchia si svolgerà la santa Messa. Poi. alle 19,30, nello spiazzo antistante la caserma dei carabinieri, in via Oslo, verrà acceso il consueto falò. Poi, dopo la benedizione del rogo a cura di don Davide Cannella, nei locali dell’Esagono degustazioni gastronomiche e intrattenimento musicale. Ma cosa c’è dietro questa tradizionale usanza? Un’antica storia narra che Sant’Antonio e San Sebastiano pascolavano maiali in montagna. Un giorno si misero d’accordo per scendere in paese (a Siliqua): era il 20 di gennaio, in occasione della festa di San Sebastiano. La sera del 19, San Sebastiano dopo aver rinchiuso i maiali nel recinto, era andato a trovare Sant’Antonio per concordare i dettagli della partenza. Giunto sul posto lo chiamò, ma non lo trovò. Dopodiché, cercò prima di tutto di rinchiudere i maiali, seppure con qualche difficoltà in quanto erano selvatici come dei cinghiali. Tra l’altro, nel fare questo favore all’amico, si era strappato i pantaloni. Andò comunque verso il paese, quando arrivò vide Sant’Antonio seduto vicino al fuoco, che esclamò: «Mah, Antonio, non dovevamo scendere in paese insieme il giorno di San Sebastiano?». E lui gli rispose: «Eh sì, ma siccome mi stavo annoiando, ho deciso di scendere prima, per il giorno di Sant’Antonio. Inoltre, avevo freddo e mi sono acceso il fuoco!». San Sebastiano, offeso e per ripicca, si fa un bel fuoco, spostato però per non essere vicino a Sant’Antonio. Questa è una storia antica raccontata ai nostri antenati, che ricordano comunque i due fuochi festeggiati in paese. Il primo, il 17 gennaio per Sant’Antonio, veniva allestito proprio davanti al piazzale dell’omonima chiesa, vicino alle vecchie scuole elementari di via Mannu. Il secondo “fogaroni”, il 20 gennaio per San Sebastiano, nell’attuale chiesa di piazza Martiri. Quest’ultimo evento nel corso degli anni ha avuto la meglio, tant’è che per questioni di spazio era stato trasferito nel piazzale della parrocchia. I preparativi iniziavano in genere una settimana prima. Gli abitanti del posto contribuivano a preparare la catasta di legna da bruciare, portando col carro trainato dai buoi, dal cavallo o con l’asinello, tronchi e radici di alberi, mentre i ragazzini a piedi portavano qualche fascina. La notte del 20 gennaio, il parroco o forse il più anziano del paese con il nome Antonio o Sebastiano, provvedeva ad accendere “su fogaroni” che stava acceso diversi giorni. Per tutta la notte si ballava, si raccontavano storie, ma c’era anche chi utilizzando il braciere si portava a casa un po’ di brace per scaldarsi.