Sonno profondo

L’analisi del match contro il Parma


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Un sogno ricorrente. Irraggiungibile, forse. Ma più è difficile più lo brami. Il sogno è di quelli da pelle d’oca: giocatori del Cagliari schierati, emozione a mille, parte l’inno della Champions League. Tutto lo Stadio Sant’Elia ascolta in religioso silenzio, la commozione nei volti del pubblico. Poi esplodono tutti nell’urlo: “The champions!”

Bello, meraviglioso, lontano anni luce. Il fatto è che i tifosi lo sanno: fantasticano pensando ai rossoblù in Europa, poi Rispoli (mica CR7) si prende gioco dei sardi e allora si ritorna sulla terra. Forse la Coppa Italia era tutto ciò che restava al popolo cagliaritano per sognare: l’irresistibile fascino dell’eliminazione diretta conferiva alla manifestazione un non so che di maestoso. L’idea di essere tra le prime sedici del Belpaese faceva sentire i tifosi rossoblù nell’elite del calcio italiano.

Il non poter essere agli ottavi di una rassegna continentale rendeva la Coppa Italia la Champions del Cagliari, quell’evento in cui si poteva scrivere la storia. E poi quella regola. Quella regola che assegna il diritto alla vincitrice del torneo (o la finalista, a seconda della classifica del campionato) di partecipare all’Europa League l’anno successivo. E la finale era lontana, bisognava scontrarsi con le corazzate del nostro calcio, eppure faceva sognare, e del resto farlo non costava nulla.

Il Parma ha bruscamente risvegliato i sardi, facendo loro capire che c’è ancora un Everest da scalare. Il problema sta nel fatto che i rossoblù non hanno scalato neppure il Gennargentu. Gli emiliani non sono certo ire di Dio, ma in una sfida dal livello non eccezionale i meno peggio son stati oggettivamente loro. A strappare gli applausi dei quattro gatti che “gremivano” il Tardini ci ha pensato Fantantonio Cassano, genio senza tempo.

Passaggi da Expo, lampi di classe di un giocatore che dà l’impressione di rendere la metà di quanto potrebbe, dotato di un talento davvero sconfinato. Là davanti il gioiello di Bari Vecchia non aveva un granché di collaborazione, ciononostante più di una volta ha servito dei palloni che voi umani non potreste neanche immaginare, creando dal nulla palle gol. Forse è proprio questo il tipo di giocatore che manca al Cagliari: l’artista, il fantasista, l’uomo imprevedibile in grado di far saltare gli schemi, di decidere l’incontro con una giocata, di far alzare in piedi il pubblico e far fare “oh” non solo ai bambini di Povia. Perché con Zeman per mesi si era parlato di un difetto nella finalizzazione, ora il problema sembra essere proprio nel costruire il gioco, manca la scintilla, la creazione.

Basti pensare che l’unica volta che c’è stata una giocata sopra le righe (tacco di prima di Cop per l’inserimento di Farias) è arrivato il pareggio del Cagliari firmato Sau. Il ritorno del bomber di Tonara è una delle poche note positive di questa gara e di questo periodo.

La speranza è che Pattolino possa dare una scossa alla squadra, che anche oggi comunque ha dato segni di risveglio dopo il suo ingresso in campo. Già, risveglio. Più di una volta la squadra è parsa addormentata. Sul primo gol tutti fermi: è chiaro che se Paletta, che non è propriamente l’estro fatto a persona, ha lo spazio per coordinarsi in mezza rovesciata qualcosa non va.

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