Era il 2 luglio del 1959. L’orologio della stazione ferroviaria di Siliqua segnava le 21,30, ora in cui fu evitata una sciagura, grazie al tempismo dei ferrovieri locali. Alcuni vagoni carichi di traverse per rotaie e cisterne d’acqua, erano fermi (senza l’attivazione dei freni) nella stazione di Villamassargia, in attesa di essere rimorchiati alla motrice. Ecco che ad un certo punto i vagoni cominciano a muoversi lentamente, acquisendo pian piano una folle corsa lungo la rete ferroviaria che conduce a Siliqua. Una tratta lunga circa 15 km. I vagoni “impazziti” correvano il rischio di scontrarsi, a forte velocità, con l’ultimo treno serale in arrivo da Cagliari, carico di pendolari. Allertati dal pericolo, il capostazione di Siliqua e i suoi collaboratori decisero di ricorrere ad una procedura d’emergenza. Oltretutto, non solo c’era il rischio di una collisione col treno proveniente da Cagliari, ma sulla tratta Siliqua-Villamassargia tutti i passaggi a livello erano aperti, non essendo infatti partito alcun treno dalla stazione di Siliqua. Per cui, il rischio di qualche possibile incidente era notevole. Momenti ansia e di vero panico. Telefonate che s’incrociavano tra i ferrovieri delle due stazioni con toni drammatici, con il preciso intento di cercare di fare subito qualcosa per evitare una sciagura. I ferrovieri di Siliqua non esitarono e presero una decisione estrema e immediata: azionarono gli scambi in modo da instradare i vagoni, su un binario “morto”, dove non potessero arrecare alcun danno. Ordinarono, inoltre, di sgomberare tutto il piazzale della stazione ferroviaria. Poco dopo, arrivarono a velocità pazzesca i quattro vagoni, che fecero il loro ingresso nella stazione di Siliqua, lungo il binario morto. Con un rumore assordante, andarono a schiantarsi contro una gru delle Ferrovie Meridionali Sarde (nella foto). Per fortuna, però, non ci furono danni alle persone. Il treno proveniente da Cagliari poté quindi riprendere il suo viaggio verso Iglesias con circa un’ora di ritardo. Il tutto si concluse, oltre al grande spavento, col solo disastro materiale: il danno ammontò a circa due milioni di lire, che le Ferrovie dello Stato risarcirono alle Ferrovie Meridionali Sarde. In compenso, però, fu evitata una eventuale catastrofe.
di Roby Collu













