Selargius, il caso: “Un pregiudicato moroso dentro casa, non lo posso sfrattare perchè c’è il Covid”

Lo sfratto è bloccato dalle regole legate al virus. Manuela Sollai è furiosa: l’uomo, finito nei guai con la giustizia accusato di reati gravi, “continua a vivere nella casa mia e di mio padre, non paga nessuna bolletta. All’inizio qualche suo connazionale ha saldato l’affitto, poi basta. Non so come fare, giovedì manifesterò davanti all’abitazione”


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Un esposto, datato febbraio 2020, e uno sfratto, datato settembre 2020. A firmare il primo documento, dopo essere andata dai carabinieri, è Manuela Sollai, 33 anni. La donna, insieme al padre, è proprietaria di una casa in via delle Ginestre a Selargius. Abitata, a detta della donna, “da più di una persona”. Con affitti e bollette che, da tempo, non verrebbero più saldati.
“Il giudice ha intimato lo sfratto all’uomo, un nigeriano, ma lui è ancora lì perchè gli sfratti sono bloccati a causa del Covid”. È una vicenda che ha tutto il sapore del surreale, quella della Sollai. Padrona di una casa dove, addirittura, nel 2018 si è consumato un blitz delle Forze dell’ordine. È tutto scritto nel verbale dei carabinieri datato 1 febbraio 2020, firmato da Manuela Sollai e dal padre Leonardo. Il contratto di locazione viene stipulato nel 2018 “da Putzu Efisio, nostro bisnonno”.
L’uomo, pochi mesi dopo, muore, e si arriva così al 2019: “È stato effettuato un subentro nel contratto di locazione” e figlia e padre hanno avvisato l’inquilino “che i nuovi proprietari eravamo noi, chiedendo di regolarizzare non solo gli affitti ma anche le volture e i pagamenti di Tari e acqua”. Ma l’uomo non avrebbe accettato. Anzi: “Non è stato fatto nulla, il debito con Abbanoa ammonta a più di mille euro e una Tari superiore ai trecento euro”.
E qui la vicenda si complica, stando al racconto di Manuela Sollai: “Abbiamo percepito bonifici sconosciuti da vari connazionali e da diversi punti, l’ultimo da Vallermosa, e a ricevere messaggi e telefonate da parte di diversi connazionali” dell’inquilino. Sempre stando alla denuncia del febbraio 2020, “ci ritroviamo ad aver paura non solo per il danneggiamento dell’immobile” ma anche “visto gli ultimi messaggi ricevuti, insieme al vicinato che non denuncia per paura di ritorsioni”.
Non solo: Manuela Sollai e il padre sono venuti a conoscenza dai giornali “di arresti avvenuti all’interno del nostro immobile, per esempio il 21 novembre 2018”, quando l’inquilino è finito in manette “con l’accusa di associazione di stampo mafioso, tratta di esseri umani aggravata dallo sfruttamento della prostituzione e traffico di sostanze stupefacenti”. E non sarebbe stato l’ultimo caso. Poi, una causa per morosità: “Il giudice ci ha dato ragione, ma il decreto Milleproroghe blocca gli sfratti sino al trenta giugno prossimo per aiutare gli inquilini morosi in difficoltà durante e prima dell’emergenza epidemiologica. E a noi chi ci aiuta a pagare le tasse e a sistemare la casa? Vale 200mila euro, l’hanno ridotta ad una discarica”, tuona la Sollai, “dopodomani manifesterò insieme a mio padre davanti alla nostra abitazione, la rivogliamo”.


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