Studenti, professori, personale Ata, ma anche lavoratori del Sulcis, ex Alcoa e ex Ila di Portovesme, tutti insieme con striscioni, fischietti e megafoni per manifestare a Cagliari contro la “Buona scuola” di Renzi. Oltre 5 mila manifestanti sono partiti intorno alle 10 da piazza Giovanni XXXIII verso piazza del Carmine, con una breve tappa davanti al Consiglio regionale. Nel corteo tutte le sigle sindacali, Flc-Cgil, Cis e Uil Scuola, Snals, Gilda e Cobas. “Non vi votiamo più. E siamo in tanti”, si legge in uno dei tanti striscioni, “la scuola è di tutti, basta tagli, servono finanziamenti”, lo slogan ripetuto durante il corteo.
In piazza, oltre ai professori, maestri, personale Ata e agli studenti provenienti da tutta l’isola, anche i metalmeccanici. “Siamo qui per lottare come lavoratori – hanno spiegato – ma prima ancora come cittadini e padri di famiglia desiderosi di assicurare un futuro di formazione e crescita culturale-sociale ai nostri figli, crediamo che l’unico modo possibile per creare una società migliore sia quello di investire nell’istruzione a tutti i livelli e di porre le condizioni affinché la scuola sia costruita realmente, e non solo a slogan”.
A manifestare soprattutto gli studenti sardi, i più rumorosi del corteo. “Siamo stanchi della retorica di questo Governo – ha detto il coordinatore regionale dell’Unione degli Studenti, Francesco Ara – Vogliamo una riforma che tenga conto delle reali necessità delle studentesse e degli studenti. Il nostro obiettivo non è semplicemente demolire la riforma proposta dal Governo: la situazione attuale della scuola non ci soddisfa”. “Il ddl 2994 concretizza i timori che già esprimevamo questo autunno – ha aggiunto Carlo Sanna, coordinatore di Eureka – nessun accenno al diritto allo studio, nessuna lotta concreta alla dispersione scolastica, il rafforzamento dei poteri dei presidi a discapito della democrazia all’interno della scuola”. Tra le proposte la piena gratuità dell’istruzione, l’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata, investimenti per il rilancio della scuola pubblica, una riforma che renda la valutazione democratica, finanziamenti cospicui sull’edilizia scolastica e il ripensamento radicale dell’autonomia scolastica.











