Un’argia, il ragno velenoso avvistato in Sardegna
Continuano gli avvistamenti del temutissimo e velenosissimo ragno: dopo Uta, Capoterra e Cagliari, nei giorni scorsi alcuni esemplari sono stati individuati anche a Siliqua. La testimonianza arriva da A.L., 60enne, siliquese, che ha affermato di averne avvistato alcuni nella sua abitazione, nel rione di Rio Forrus: «In un angolo del cortiletto di casa mia, accanto a dei blocchetti che avevo acquistato qualche mese fa, ho notato una vistosa e luccicante ragnatela dai fili piuttosto robusti. Mi sono avvicinato ed ho notato la presenza di alcuni ragni neri con delle chiazze arancioni, con delle piccolissime uova all’interno della ragnatela. Sotto, diversi insetti morti. Ho capito subito che si trattava di esemplari di argia».
Questa tipologia di ragno si identifica soprattutto per i segni rossi che ha sul ventre. La femmina si caratterizza per la presenza, sul dorso, di uno o due triangoli speculari (che danno vita a una figura dalla forma a clessidra), mentre il maschio ha alcune macchie, di forma circolare, accompagnate da linee chiare. Le più pericolose sono le femmine, in quanto hanno i pungiglioni assai robusti. In genere non sono aggressivi, mordono soltanto quando sono in pericolo e non hanno possibilità di scappare. Il loro morso non è doloroso al momento, ma successivamente provoca sudorazione, nausea, conati di vomito, febbre, cefalea, forti crampi addominali e nei casi più gravi perdita di sensi e talvolta il decesso. Nel caso si venisse morsi da un’argia, occorre anzitutto applicare subito del ghiaccio, ed evitare di muoversi, per impedire che il veleno possa diffondersi all’interno dei vasi sanguigni. In attesa che arrivi l’ambulanza con un laccio stringere la parte colpita dal morso, in modo da impedire che il sangue infetto entri in circolo. Un ulteriore suggerimento, se ci rendiamo conto che un argia staziona vicino a noi, è di non schiacciarlo ma di “spazzarlo” via, in modo da evitare qualsiasi tipo di rischio. Il veleno di questo ragno resta ovviamente pericoloso per i bambini, perché la quantità iniettata va proporzionata alla corporatura e per il corpo di un bambino tale quantità può essere letale.












