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Sardegna, in 20 anni l’Isola ha perso l’80 per cento del suo miele

di Redazione Cagliari Online
21 Gennaio 2021
in sardegna

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Sardegna, in 20 anni l’Isola ha perso l’80 per cento del suo miele
In venti anni la Sardegna ha perso l’80 per cento del suo miele, passando da una media produttiva di 70 -80 kg ad alveare a 15-20 kg degli ultimi anni.
Anche il 2020 ha confermato il trend negativo segnando un –25% rispetto al 2019.
Numeri che emergono dal report annuale della Organizzazione dei produttori degli apicoltori sardi Terrantiga, socia Coldiretti, con sede a San Sperate.
Una Organizzazione di produttori che nel 2020 ha festeggiato i 10 anni dal riconoscimento ma che vanta una tradizione di ben 5 generazioni, cioè dal 1870, la cui origine viene anche raccontata nel fortunato libro “La custode del miele e delle api” di Cristina Caboni.
Terrantiga che in controtendenza cresce e acquisisce nuovi soci (3 nuovi ingressi), raggiungendo il 15% della produzione del miele sardo e il 13% di tutti gli alveari delle aziende professionali e che nel 2020, nonostante la grave crisi è riuscita a garantire ai soci una retribuzione superiore alla media del mercato in una situazione quanto mai incerta. 
I NUMERI DEL SETTORE. In Sardegna i dati del censimento annuale della Banca Dati Apistica indicano che operano 1767 apicoltori, 939 in autoconsumo (al di sotto dei 10 alveari come previsto dalla L.R. n. 19 del 24 luglio 2015) e 828 professionali per un totale di 66.773 alveari. Nelle campagne italiane sono oltre 1,5 milioni gli alveari curati da 60.000 apicoltori, di cui circa 15.000 professionisti detengono oltre 80% del patrimonio apistico.
CROLLO PRODUZIONE. Sono due fondamentalmente i fattori che negli ultimi 20 anni hanno ridotto di 4/5 la produzione del miele: inquinamento ambientale e cambiamenti climatici.
La presenza delle api rappresenta un indicatore rilevante dello stato di salute dell’ambiente. La loro opera è fondamentale per la primaria funzione di salvaguardia della biodiversità  e nel lavoro degli agricoltori con l’impollinazione delle colture ortofrutticole e sementiere. 
Si calcola che una singola ape visita in genere circa 7.000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un solo chilogrammo di miele percorrendo una distanza pari a 3 volte il giro della terra. 
Secondo la FAO, 3 colture alimentari su 4 dipendono per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, le angurie ed i meloni.  Una situazione che va monitorata con attenzione.
“L’inquinamento ambientale colpisce in particolare le api e in linea generale gli impollinatori, uccidendoli in maniera diretta e soprattutto indiretta, avvelenando alveari e indebolendole le api e quindi riducendo la capacità produttiva” spiega Francesco Caboni, presidente della Op Terrantiga.
Altro fattore che sta incidendo e condizionando la produzione sono gli effetti dei cambiamenti climatici: la siccità o il troppo caldo, come le gelate primaverili o le troppe e lunghe piogge anticipano o posticipano le fioriture senza una secrezione nettarifera sufficiente alla raccolta.
Il crollo della produzione inoltre non ha inciso nel prezzo che anzi si è abbassato a causa della concorrenza sleale del miele, o meglio miscele di miele, che arrivano soprattutto dalla Cina.
“Nel 2020 – spiega Caboni – c’è stato un miglioramento sulle vendite nella Gdo ma è crollata quella delle vendite nei mercatini e piccoli negozi, un grosso danno per i piccoli apicoltori. L’aggregazione ha aiutato Terrantiga ad affrontare meglio questa crisi”.
Per il 2021 gli obiettivi di Terrantiga “sono quelli di consolidare le partnership di distribuzione sulla GDO Sarda ma anche oltre i confini isolani. Cosi come importante è la sinergia, all’interno della Coldiretti, con Bonifiche Ferraresi, e lo sviluppo di tecnologia e ricerca che stiamo portando avanti grazie al dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari ed in particolare al lavoro dell’equipe del professor Ignazio Floris”.
“La burocrazia non aiuta il settore – denuncia ancora Francesco Caboni -. In due anni l’assessore all’agricoltura non è ancora riuscito a convocare la Commissione apicoltura. Mentre continuano, anche in un momento critico come questo, a restare congelati i fondi della legge 19 destinati all’apicoltura, bandi che hanno sempre sofferto di una lentezza atavica. Cosi come la siccità del 2017 continua a restare ferma al palo”.
“E’ il momento di cambiare passo se si vuole aiutare questo settore importantissimo per la biodiversità della Sardegna, siamo aperti ad una leale collaborazione tra produttori e politica – avverte ancora Caboni -. Le api svolgono un ruolo essenziale per tutto l’ecosistema e sono un patrimonio di tutti. Gli apicoltori sono solo dei custodi; coloro che permettono che le api sopravvivano in un ambiente divenuto nel tempo sempre più ostile”.
Tags: Sardegna
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