San Sperate – L’ultimo saluto a Massimo Steri: familiari, amici, colleghi e tanti compaesani, tutti insieme per accompagnare il poliziotto che con coraggio ha affrontato la sua malattia, raccontandola con disarmante verità e con lo spirito di chi mai si arrende sino all’ultimo. Questo il messaggio che attraverso le sue parole ha voluto trasmettere a chiunque lotta contro le difficoltà della vita: Massimo Steri, 60 anni appena compiuti, una moglie e una famiglia che tanto ha amato e che tanto lo ameranno, per sempre. Tre tumori hanno inferto su di lui, un male che purtroppo ha stravolto e spezzato la sua vita ma non la sua anima, come ben ha specificato sino all’ultimo nei suoi racconti su facebook. Post pubblici, ricchi di significato che non possono passare inosservati poiché nonostante ogni dramma, ogni sofferenza bisogna lottare con tutte le forze. Un esempio per tutti, insomma, poiché cedere innanzi ai problemi, a volte, è più semplice che combattere e, soprattutto, trovare le forze anche per dare coraggio agli altri non è da tutti. Pochi giorni fa ha voluto festeggiare il compleanno, il matrimonio, la vita con le persone a lui più care, compresi i suoi colleghi che, numerosi, lo hanno accompagnato anche nel suo ultimo viaggio.
“Massimo era pienamente consapevole della gravità della malattia con cui stava coraggiosamente combattendo da tempo. Nonostante questo – esprime Gianluca Andreini,
Comandante del Reparto Mobile Sardegname – ne ha sempre parlato con una serenità, quasi spiazzante, che era pari solo alla incredibile determinazione con cui aveva deciso di affrontarla. Con questo spirito pochi giorni fa, in occasione del suo ultimo compleanno, ha regalato ai suoi ‘fratelli’ del Reparto Mobile, che sono stati una parte così importante della sua vita, l’ultimo commovente abbraccio”.
“Massimo era una persona buona e disponibile con tutti, aveva un carattere forte, di certo non aveva peli sulla lingua – ricorda Luciano Murgia, XIII Reparto Mobile – amava la polizia e i suoi colleghi, durante i nostri incontri, non perdeva occasione per ricordarmi di salutare tutti i colleghi del Reparto Mobile. La vita l’ha messo a dura prova tante volte, ma ha sempre reagito con grande coraggio e tenacia. Ha combattuto sino all’ultimo per poter festeggiare una festa, che piu’ che altro era per lui un saluto a tutti i suoi cari famigliari colleghi e amici . Mi diceva: la festa si fara’ terro’ duro! Lui e’ stato un esempio di coraggio, e di come la vita bisogna viverla e affrontarla giorno per giorno senza mai arrendersi. Grazie amico mio veglia sulla tua famiglia e sui tuoi fratelli in divisa”.
Una famiglia, quella della polizia, che ogni giorno vede uomini e donne impegnati nelle missioni più difficili al fine di tutelare la comunità e difendere i diritti e i principi di tutti: uniti nel lavoro come nella vita di tutti i giorni poiché la divisa, anche se non è indossata, è cucita al cuore e innanzi alla scomparsa prematura di uno di loro non la si considera solo come la perdita di un collega, bensì di un fratello. E Massimo lo è stato, più che mai.












