Non è più il rione pericoloso degli anni ’80 e ’90, ma per i giovani è una chimera sperare di mettere radici solide. Tra la nuova piazza e il “confine” con viale Merello i residenti, studenti fuorisede esclusi, sono per la maggior parte con i capelli bianchi.
Gli episodi di criminalità sono diminuiti e il lavoro non è mai aumentato. La doppia faccia di San Michele è questa: nella parte che dalla piazza che porta il nome del quartiere “sale” fino a viale Merello la percentuale di anziani, sui 6100 abitanti totali, schizza quasi alle stelle, facendone il secondo rione più “vecchio” subito dietro il Cep. I giovani? Quelli nati nel rione, se possono, scappano. E il ricambio, a tempo, viene garantito dall’alta presenza di studenti universitari fuorisede. Che fanno viaggiare abbastanza bene il mercato degli affitti ma che, al pari dei loro coetanei cagliaritani, non hanno la minima idea di mettere radici a San Michele per troppo tempo.
“La tranquillità c’è, ma il lavoro è ancora il punto debole. Anche la carne diventa un lusso, con la conseguenza che in molti modificano la loro dieta. Rispetto a trenta anni fa c’è comunque meno paura”, spiega Franco Carta, storico macellaio di via Redipuglia. “Alcune clienti non hanno nemmeno i soldi per pagare una risuolatura o un cambio del tacco, e allora ricambiano portandomi frutta, verdura e cibo vario”, racconta Luigino Melis, 81 anni, una vita da ciabattino in via Is Maglias. C’è chi ha provato a portare gusto e sapore a San Michele, come Vito Salvagione, negoziante specializzato in prodotti pugliesi realizzati con ingredienti sardi. “Scommessa vinta, abbiamo anche creato sette posti di lavoro. Proprio quello che manca per i giovani, il Comune deve istituire dei corsi adatti per far apprendere un mestiere a chi, domani, sarà un uomo”.E, in un quartiere nato ai primi del ‘900, trova spazio anche l’amarcord. Quello di Franco Udella, passato da pugile e presente da venditore di coppe e medaglie. “Ora il rione è abbastanza tranquillo, decenni fa era diverso. Consegnavo con la bicicletta le paste nei vari bar del quartiere, provavano a rubarmele ma io sapevo difendermi. Una scazzottata e passava tutto, anzi, si diventava amici”.










