Dalle pale eoliche sbarcate al porto di Oristano al cantiere in corso di allestimento a Terra Mala: la rabbia da parte dei cittadini aumenta, si moltiplicano le segnalazioni e le manifestazioni in nome di una equa transizione energetica. Hanno fatto molto discutere le immagini diffuse in rete del carico dei giganti del vento adagiati e pronti per essere consegnati: un carico speciale che, tutt’ora, non ha ancora un destinatario certo. Non si conoscono i particolari del luogo dove andranno, ma poco importa per chi, a prescindere da tutto, le mega torri proprio non le vuole. Non per capricci o ostilità bensì per il timore che sia solo l’inizio della fine. Preoccupazione infondata? A detta di tanti no, tantomeno dei dati in possesso agli amministratori comunali che, carte alla mano, hanno reso pubblici i progetti, presentati da ben 30 società. Pale che sorgerebbero una sopra l’altra, un po’ ovunque, anche in mare. Dalla terra dei nuraghi a quella delle torri alte 200 metri, insomma, che hanno richiamato anche l’attenzione nazione: Mario Giordano, la settimana scorsa, ha messo in evidenza ciò che “è incredibile che non se ne parli, colline, montagne pezzi di mare che stanno passando nelle mani di colossi, spesso stranieri, che si nascondono dietro piccole società paravento, tutto in virtù di un decreto firmato da Mario Draghi nel 2021 che diceva, sostanzialmente, che si possono espropriare delle proprietà private da parte di altre società private se questo fa un impianto eolico. Con la scusa del verde si stanno mangiando interi pezzi d’Italia, cominciando dalla Sardegna”.
“Ecofollie, con la scusa del verde distruggono l’Italia” e i proventi? Un milione di euro di contributi per ogni pala eolica eretta.
Non solo: è di oggi un’altra immagine che sta facendo, rapidamente, il giro del web. Il cantiere a Terra Mala, Marina delle Nereidi, Quartu Sant’Elena, proprio in riva al mare, in quel tratto dove i bambini della casa famiglia hanno l’accesso all’acqua per fare il bagno e inventare giochi da fare tutti insieme. Lì è Terna che “comanda” con il suo Tyrrhenian Link, ed è proprio contro la società che pochi giorni fa sono scese in strada centinaia di persone. “Comitati da tutta la Sardegna, movimento di popolo per salvare la Sardegna dalla speculazione energetica. La moratoria venga subito approvata dalla Regione per tutti gli impianti, sia quelli di produzione che di distribuzione. Si approvi una legge regionale di recepimento delle direttive europee con indicazione di pannellizzazione democratica delle superfici non agricole già antropizzate. Si approvi un piano energetico e paesaggistico regionale a misura di Sardegna, proporzionato ai nostri consumi e con ampie ricadute sulle filiere economiche. Si vincoli attraverso il nuovo piano la Sardegna rurale tutta, museo a cielo aperto unico al Mondo. Uniti possiamo ottenere una transizione ecologica democratica, diffusa, giusta e micro-impattante” hanno condiviso il Comitato Nuraxino a difesa del territorio, Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica, Comitato per la difesa dell’Anglona dalla speculazione energetica,
Comitato Su Entu Nostu, Comitato NO Eolico Meilogu – Sardegna, Comitato di difesa del territorio – No Tyrrhenian Link,
Contro la speculazione sulľEolico comitato territoriale Nuoro.
Una Sardegna unita, insomma, a favore della transizione energetica ma senza speculazioni.













