Riapre il Teatro Massimo con lo spettacolo “Kinshasa electric”

Ospite Gavino Murgia


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Partenza esplosiva e internazionale per la riapertura autunnale del Teatro Massimo.
Il 2 ottobre inaugurazione ufficiale della stagione 2015/16 al Teatro Massimo.
In arrivo da Canada/Belgio/Congo una compagnia di tre danzatori da Kinshasa e una dj dal
Belgio sotto la direzione di Ula Sickle regista di origini canadesi che risiede a Berlino. Lo
spettacolo nato da un progetto nella capitale del Congo, a Cagliari al suo debutto nazionale,
vuole indagare le connessioni culturali e gli scambi possibili in un mondo globalizzato, per
questo a rappresentare la cultura dell’isola ci sarà un ospite d’eccezione, il polistrumentista
Gavino Murgia.

A seguire party per i 20 anni di Radio X con i dj storici in consolle.

Grazie a internet e a una serie infinita di nuove tecnologie di comunicazione, la distanza
geografica non rappresenta più un ostacolo alla mobilità. Oggi siamo in grado di viaggiare
senza lasciare la nostra sede. Possiamo contemporaneamente ritrovarci qui e altrove. L’effetto
di iper-mobilità di oggi sulla cultura è ovviamente enorme. Continuamente, milioni di
espressioni culturali stanno circolando online e offline. Si attraversano, si mescolano. Questa
mobilità ha portato ad una maggiore ricchezza culturale. In tutto il mondo, stessi generi,
canzoni, passi di danza, e stili di vita emergono. (Ula Sickle)

La coreografa Ula Sickle indaga le connessioni e gli scambi possibili in un contesto
globalizzato, siano questi di ordine culturale che commerciale. 
Partendo da un approccio formale e coreografico, in Kinshasa Electric osserva e evidenzia le
frontiere sfuocate tra l’Occidente e l’Africa, tra la cultura popolare e la cultura colta, tra l’arte e
il commercio, l’autenticità e l’opportunismo. In scena, quattro danzatori e una dj provenienti
da Kinshasa esplorano le danze più popolari del momento, liberando sul palcoscenico tutta la
loro energia. Ci raccontano dei loro desideri, delle loro delusioni, ma anche del loro presente e
della loro visione del futuro. 
Le loro voci individuali scrivono una storia collettiva attraverso i movimenti che provengono
dalla loro cultura. “Perché continuiamo a danzare mentre la società intono a noi continua a
tessere una ragnatela che ci imprigiona?” Ula Sickle mette in discussione le nostre certezze
postcoloniali e le nostre idee precostituite sull’arte proponendoci un generoso processo di
scambio culturale.

Ula Sickle, canadese di origine lavora attualmente in Belgio. Il suo approccio coreografico
include spesso altre discipline fino ad esplorare linguaggi multimediali e delle arti visive. Negli
ultimi anni la coreografa si è avvicinata al mondo dei nightclub di Kinshasa affascinata dai
nuovi stili di danza che nascono e si diffondono nelle periferie urbane che si basano sull’intreccio
di diverse identità lontane dalla cultura e dalla tradizione della danza occidentale.