Quattro positivi al Coronavirus a Selargius, il sindaco: “Molti vogliono sapere i nomi, vergognatevi”

Sui social e tramite messaggi c’è chi sta chiedendo i nomi e “dando indizi” sui contagiati. La rabbia di Gigi Concu: “Non siete sceriffi e nessuno vi ha chiesto di fare indagini, se siete annoiati fate altro”


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Il sindaco avvisa della presenza di quattro cittadini positivi al Coronavirus e sui social, ma anche attraverso gli smartphone, inizia la vergognosa “caccia ai contagiati”. Succede a Selargius: ieri Gigi Concu ha informato la popolazione dei primi 4 casi di contagio da Covid-19. E, ora dopo ora, qualcuno ha iniziato a chiedere i nomi delle persone colpite dal virus, facendo anche circolare “indizi” sui social. Una pessima e inopportuna, oltre che vietata dalla legge, “caccia alle streghe”, come afferma lo stesso Concu, che scrive un lungo e duro comunicato sulla sua pagina ufficiale Facebook. Ecco, di seguito, il suo messaggio.
“Cari concittadini, ho sentito colleghi usare toni duri davanti all’irresponsabilità di alcuni, io sino a questo momento non ne ho avuto bisogno, perché avete dimostrato un grande senso civico e questo mi ha reso orgoglioso di voi. Non lo sono oggi, perché con grande dispiacere e stupore noto che all’interno della nostra comunità c’è chi ha iniziato a fare lo sceriffo. Questo nonostante il mio invito di ieri, nel quale vi ho chiesto chiaramente di non dare la caccia alle streghe o puntare il dito. Evidentemente non sono stato abbastanza chiaro, o forse il messaggio non è stato ben recepito. Ci riprovo: È VERGOGNOSO che si chiedano con insistenza nomi e cognomi dei positivi, e peggio ancora che qualcuno scriva su Facebook indizi per risalire alla loro identità. Visto che il buon senso non è a casa di tutti vi ricordo che esistono apposite leggi che tutelano la privacy di ognuno di noi, e conseguenti sanzioni per chi le infrange. NESSUNO VI HA CHIESTO DI FARE INDAGINI, per cui, vi invito ancora una volta, se siete annoiati a dedicarvi ad altre attività più costruttive. In questo momento la nostra comunità ha bisogno di SOLIDARIETÀ E RISPETTO, non di gente che alimenta odio, paure e allarmismi mettendosi le stellette sulla giacca. Lasciate le indagini a chi di dovere, voi dovete semplicemente stare a casa e attenervi alle indicazioni fornite. Stiamo combattendo insieme la battaglia più difficile di sempre, che probabilmente lascerà il segno, anche quando tutto finirà. Perché alcune immagini che le tv e i social stanno facendo entrare quotidianamente nelle nostre case credo resteranno impresse per sempre. Le bare di Bergamo, i volti provati dei nostri medici e infermieri con i visi segnati dalle mascherine e le mani sanguinanti. La mente umana è strana, forse porta a pensare che il male è sempre lontano, che non arriverà mai a noi. Lo abbiamo pensato tutti quando assistevamo da spettatori alla battaglia della Cina. Ma ora tocca a noi. Siamo diventati protagonisti. Provo quasi compassione per quei pochi che nonostante tutto ciò che stiamo vivendo trovano modo per far polemica per un giardinetto disordinato, e anche per chi continua a puntare il dito o a chiedere l’identità dei positivi. Lasciamo fare a ognuno il suo lavoro. Non è tempo di polemiche, non siamo in campagna elettorale e non siamo nemmeno sceriffi. Usiamo il tempo che abbiamo a disposizione per rivedere le nostre priorità, perché quel giardinetto che magari è davvero disordinato non può essere il primo pensiero. Non oggi. Non oggi che medici e infermieri indosseranno il loro camice, come ogni mattina, e saluteranno la famiglia senza sapere se potranno rifarlo. Quando comprensibilmente vi assalirà lo sconforto e vi ritroverete a pensare “ma se faccio una passeggiata non faccio male a nessuno” pensate a loro, che non hanno tempo di passeggiare e vorrebbero essere al posto vostro. A casa, al sicuro, con moglie/marito e figli. Seduti sul divano, a guardare la tv o a leggere un libro. Come viene richiesto a noi. Coraggio, insieme ce la faremo, se stiamo a casa e usiamo il buon senso”. 


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