Quartucciu, la rabbia di parenti di disabili e trapiantati: “Tre mesi senza soldi dal Comune”

La protesta di un gruppo di parenti e assistenti di persone disabili: “Nemmeno un euro di rimborsi da marzo, la situazione è drammatica: il Comune ci deve centinaia di euro”. E c’è chi racconta di essere stato costretto a ridurre le cure. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE


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I rimborsi previsti dalle Legge 162 e i sussidi per i trapiantati? A Quartucciu è tutto bloccato da almeno tre mesi. Questa la denuncia fatta da un gruppo di cittadini, andati a protestare sin sotto le finestre del Comune in via Nazionale. Tra loro ci sono parenti di disabili, oltre a assistenti e, anche, trapiantati. La richiesta è solo una: “Quando ci darete i nostri soldi?”. All’appello mancherebbero almeno tre mensilità, e alcune famiglie si trovano in difficoltà a poter garantire lo stipendio dell’assistente di turno che, dal lunedì al sabato, si occupa di aiutare e seguire in tutto e per tutto il parente diversamente abile. Come nel caso di Alberto Macaluso, 24 anni: “I pagamenti del Comune sono in ritardo, mi sento preso in giro, hanno fatto promesse che ancora oggi non sono state mantenute. Seguo un ragazzo disabile da quasi due anni, non vedo un centesimo da quasi tre mesi, si tratta di duecento euro al mese per fare un’ora ogni giorno e due il sabato. Ho continuato a lavorare anche durante il Covid, è una bella cosa seguire e aiutare il ragazzo”. Sandro Lo Porto ha un fratello disabile: “Questa nostra protesta è perchè il Comune si è riempito la bocca di promesse non mantenute, sembra che ci sia stata una prima tranche di pagamenti, devono arrivare anche a noi ma non ci rispondono”.

Protesta anche Marianna Agus: “Sono un’assistente, non vedo soldi da tre mesi. Seguo una persona disabile, dal Comune molte volte non mi hanno nemmeno risposto”, afferma. Maria Contu è una trapiantata di rene dal 2014: “Non vedo un soldo da gennaio, parlo anche a nome dei dializzati e nefropatici di Quartucciu. Ho chiesto spiegazioni, dal Comune mi hanno promesso che avrebbero fatto tutto il possibile, due mesi fa. Ho ricontattato via messaggio un’assistente sociale e ho ricevuto nuove promesse. Ho chiesto spiegazioni e non mi hanno più risposto, ho pure lasciato il mio numero di telefono. Ho dovuto ridurre le cure”.


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