E’ il Comune di Quartu S.Elena, (insieme ad altri come Tempio, Maracalagonis) quello messo al bando dalle cittadine e dai cittadini con disabilità che hanno in corso un progetto personalizzato di sostegno per potersi prendere cura dei loro cari con disabilità grave e gravissima nel proprio domicilio.
La Regione ha già liquidato i primi mesi del 2018, dunque i finanziamenti, tutti nominativi, persona per persona, sono nelle casse dei Comuni che poi devono rimborsare ai cittadini interessati le somme, previa presentazione dei giustificativi di spesa (ad esempio fatture per compensi di ore di assistenza, servizi educativi e/o attività di socializzazione e sportive).
“Ebbene: perché il Comune di Quartu e altri NON RIMBORSANO I LORO CITTADINI DA GENNAIO 2018?”, si chiedono le associazioni che tutelano i diritti dei disabili.
“Stiamo anticipando stipendi di operatori e attività da 5 mesi ormai non possiamo farcela così, non possiamo chiedere dei prestiti!”
Il Comitato delle famiglie per la L.162 in Sardegna – che riunisce 54 organizzazioni di persone con disabilità di tutta la Sardegna – denuncia: queste cattive prassi danneggiano tutto il sistema e creano sfiducia, oltre che comprensibili disagi, agli utenti, è gravissimo – commenta Francesca Palmas – attiveremo con i Comuni inadempienti una linea durissima e una protesta massiccia, questo atteggiamento burocrate e negligente, sulla pelle delle persone è inaccettabile, abbiamo pazientato anche troppo a lungo.
“Non possiamo fare passi indietro nella qualità di vita raggiunta dalle persone, nella storia di questa buona prassi attuata nella Regione Sardegna – continua Palmas – frutto quasi decennale proprio della collaborazione tra i diretti interessati (persone con disabilità e loro famiglie) e le loro organizzazioni che, con un’amministrazione pubblica ricettiva, hanno avviato un percorso virtuoso sin dal 2000, politicamente bipartisan, che ha favorito la crescita di tutto il sistema sociale. Infatti, lo sviluppo e la promozione dei servizi a sostegno delle famiglie hanno portato – oltre al superamento di un’antica mentalità assistenzialistica – anche a benefìci occupazionali per le comunità. No a mere erogazioni monetarie e si a servizi di sostegno di qualità per tutti i cittadini con disabilità, affinchè possano vivere inclusi nel proprio territorio, comunità , contro ogni forma di segregazione”.











