Quartu, no definitivo al condono dopo 29 anni: ruspe in arrivo per le casette e container di viale Marconi

I gazebo e le casupole realizzati nel tratto di strada quasi davanti al mega centro commerciale? Sono in zona vincolata, attaccati a Molentargius. Nessuna sanatoria, per le strutture che hanno ospitato due rivendite di auto e articoli per il mare l’alternativa all’abbattimento è il passaggio dell’area nelle mani del Comune


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Milleduecento metri cubi carte degli uffici comunali alla mano, in una zona vincolata dal piano di tutela di Molentargius, in viale Marconi a Quartu, dove sono state realizzate delle opere che, anche dopo la sentenza del Consiglio di Stato, risultano abusive. Gazebo, casupole e container piazzati in un’area dove non può sorgere nemmeno uno spillo. Attenzione, però, non da sempre, ma dal 2016 Cioè da quando l’ufficio della tutela del paesaggio ha segnato come sfavorevole un parere prima favorevole, legato a possibili condoni edilizi. Il padrone dei terreni, Francesco Zuncheddu, ha inoltrato la richiesta di sanatoria il primo marzo 1995. Ventuno anni dopo il cambio di regole dell’ufficio di tutela del paesaggio che ha dato il via a una battaglia legale tra i privato e la Regione prima al Tar e poi, recentemente, al Consiglio di Stato. Che, con la sentenza numero 5536 del 6 giugno dell’anno scorso, spegne definitivamente le speranze del padrone dello spazio, che si trova quasi davanti al mega centro commerciale e, parallelamente, a un distributore di benzina. Negli anni ci sono state varie attività commerciali: spiccano, tra le altre, una rivendita di articoli per il mare e due specializzate nella vendita di automobili, una delle quali ancora in attività per via di un contratto di affitto tra Zuncheddu e un altro cittadino.
Dal Comune fanno intendere che, nuove mosse legali a parte, c’è ben poco da fare: il piano di Molentargius è stato approvato nel 1979 ma pubblicato solo nel 1992. L’orientamento dei giudici del Tar, almeno all’inizio, salvava gli immobili realizzati prima del 1979. Poi il cambio di rotta e il vincolo obbligatorio sin dall’approvazione dei documenti di tutela e protezione dell’oasi green. Che salvano e proteggono fenicotteri, gabbiani e tutto l’ecosistema ma che, in parallelo, spezzano definitivamente le gambe, almeno sinora, a chi ha costruito sul lato “sbagliato” del viale Marconi. L’alternativa alle ruspe? L’acquisizione di tutti i beni al Comune.


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