Si è insospettita quando l’operaio col quale aveva appuntamento nella zona di Sant’Andrea, a Flumini di Quartu, l’ha chiamata: “Suo marito non è ancora arrivato”. Un ritardo di quindici minuti che ha fatto subito scattare Patrizia Piscedda, la moglie di Paolo Giufarelli, l’ex carabieniere morto al Margine Rosso: “È sempre stato puntuale, per lui quindici minuti di ritardo equivalevano a quindici anni”. È stata lei, chiamando le forze dell’ordine, a scoprirne, poco dopo, che il suo Paolo non c’era più: oggi pomeriggio, alle 15, il funerale nella chiesa de La Palma a Cagliari. C’è una ventiseienne, indagata a piede libero per omicidio stradale. Al volante del Suv, ha urtato lo scooter del 56enne: “Una ragazza così giovane non dovrebbe guidare una macchina così complessa. Ha effettuato una maledetta inversione a U quando, poco più avanti, c’era una rotonda. Lei avrebbe perso qualche minuto del suo tempo ma io non avrei perso per sempre mio marito. Mi dispiace comunque per lei, posso immaginare il peso che si dovrà portare appresso per tutta la vita”.
Patrizia si era sposata tre anni e mezzo fa con Paolo, a Maracalagonis: “Lui aveva detto tante missioni all’estero per i carabinieri, era stato anche in Africa per istruire le giovani leve”, ricorda, singhiozzando, la donna. “Io non ho più mio marito, non riceverò più sue telefonate, i suoi due figli hanno perso il papà”. Non c’è nessuna volontà di “vendetta” o di “giustizia”, precisa Patrizia. A regnare è il dolore, che viaggerà in parallelo alle decisioni che prenderanno i giudici al termine delle indagini su un incidente mortale, l’ennesimo, che macchia di sangue le strade sarde.












