Provincia, gli assessori impugnano l’addio: malafede del centrodestra

Mossa a sorpesa di consiglieri e assessori provinciali a Cagliari


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I consiglieri e gli assessori della Provincia di Cagliari impugnano la delibera della Regione Sardegna che, per dare attuazione al referendum svoltosi in data 6 maggio 2012 che ha sancito la volontà dei sardi di eliminare le province storiche di Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro, ha disposto lo scioglimento del Consiglio provinciale insediatosi in seguito alle elezioni del 30 e 31 maggio 2010. “La delibera della Giunta regionale del 2 luglio scorso è il frutto della malafede del centrodestra, e l’ordinanza del TAR che il 14 dicembre ha bocciato il commissariamento della Provincia di Cagliari è l’ulteriore riprova ci ciò” spiega Stefano Delunas del PD ” e sarà compito della Consulta stabilire se si sia agito in osservanza della Costituzione e dello Statuto sardo.

Prosegue Delunas: “Il nostro è un chiaro atto d’accusa nei confronti di Cappellacci e dei Riformatori, che hanno agito in dispregio del buon senso, agendo per un riassetto degli enti locali senza raffrontarsi con le forze politiche della minoranza, con le forze sindacali e con gli enti preposti ai pareri di legittimità quali Consiglio delle autonomie locali, l’Unione delle province sarde e l’ANCI”. Specificano inoltre i consiglieri: il referendum riguardante le 4 province storiche era di mero carattere consultivo, a differenza di quello in cui si chiedeva ai sardi di pronunciarsi sulle 4 nuove province, di carattere abrogativo. Il Tribunale amministrativo regionale sottolinea ora questo: la provincia di Cagliari non poteva essere cancellata in quanto riconosciuta dallo Statuto sardo, legge di rango costituzionale. “Ben venga una riorganizzazione degli enti locali, ma non con queste modalità”, aggiunge Alessandro Sorgia, consigliere PDL, questione specificata anche da Ignazio Zuddas, Federazione della sinistra “Non si può eliminare di punto in binaco l’anello di congiunzione tra Regione e Comuni, accettiamo il volere dell’elettorato, ma la riforma deve avvenire con metodo e giudizio”.  Le richieste dei ricorrenti sono quindi le dimissioni del commissario Cadau, illegittimamente nominato da Cappellacci e, in attesa della pronuncia da parte della Corte Costituzionale sullo scioglimento del Consiglio provinciale, il ritorno alle urne o il reintegro del consiglio democraticamente eletto in quanto impensabile, riprende Delunas, quanto approvato dalla Giunta Cappellacci recentemente, ossia trasformare le province in distretti, amministrati non da presidenti ma da direttori generali nominati direttamente dal Presidente della Regione.


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