I primi sintomi “il venti marzo. Mia moglie il 23, mia figlia il 26”. Sintomi Covid, stando al racconto-denuncia di Marco Cuccu, 57enne di Quartu Sant’Elena. Che, ovviamente, avvisa subito il medico di famiglia. “Il trenta marzo è stato attivato il protocollo con l’Ats. Siamo stati chiamati il giorno dopo e ci hanno programmato il tampone, da effettuare in via Romagna”. Data? “Il sette aprile, a quasi tre settimane dalla comparsa dei sintomi”. Sintomi che, almeno Cuccu, non ha più “dal tre aprile”. Ma la famiglia, ovviamente, si reca lo stesso a fare il tampone: “Siamo risultati positivi io e mia figlia mentre invece mia moglie è risultata negativa. Ci hanno ricontattato dandoci tutte le indicazioni del protocollo, ignorando completamente la data dei sintomi e basandosi esclusivamente sul risultato del tampone, quindi io e mia figlia in isolamento e mia moglie in quarantena”. Una modalità, questa, prevista dalle linee guida. E, infatti, la lamentela del 57enne poggia su un altro punto.
“Nonostante le promesse fatte il nove aprile”, ovvero “che saremmo stati contattati ogni giorno per monitorare l’evoluzione della malattia, siamo stati chiamati solo ed esclusivamente per la prenotazione del secondo tampone. Lo faremo dopodomani. Mi sento abbandonato, idem mia moglie e mia figlia. Personalmente mi sono ammalato 27 giorni fa, sto bene dal tre aprile e, poi, purtroppo, il tampone del sette è risultato positivo. Ma, comunque”, conclude Cuccu, “la vigilanza attiva dovrebbe essere obbligatoria”.












