L’ippodromo di Cagliari sempre più abbandonato. Fondato nel 1928 dalla Società Ippica, il centro d’equitazione si espande per 25 ettari, tra il parco di Molentargius e la spiaggia del Poetto, in una location unica.
Dalla dismissione della società ippica l’impianto si dirige verso un futuro incerto. Un panorama immerso tra erbaccia, arbusti secchi, piste inagibili e rifiuti, trasforma un angolo di paradiso in un girone dell’inferno, da tutti dimenticato.
Il caso dell’ippodromo è una situazione preoccupante, risultato di anni d’inerzia da parte dell’amministrazione comunale, all’interno di un paradosso che vede lo stesso comune come maggior azionista.
La crociata portata avanti da Paolo Casu, vicepresidente del Consiglio Comunale, con due mozioni presentate in aula e innumerevoli quanto vane promesse, non trovano risposta ne sembrano interessare la volontà politica. Nonostante il Primo cittadino Zedda abbia firmato, nel lontano 31 Marzo, il testo dove si impegnava nel programma di riqualifica e valorizzazione della Società Ippica ed entro un arco temporale di trenta giorni nella definizione delle linee guida.
Nel frattempo la gestione di alcuni spazi è stata affidata a privati “per la gestione di una struttura pubblica si partecipa ad un bando aperto a tutti, qui c’è un’associazione che è stata scelta in modo assolutamente poco chiaro, e da amministratore non vorrei ci fossero altri interessi” ha detto il Consigliere che sull’argomento presenterà un’interrogazione in aula, e prosegue con varie proposte “L’impianto nella sua espansione ben si presta a campi da beach tennis e beach volley, a manifestazioni culturali e folkloristiche, laboratori per ragazzi, e con la valorizzazione delle piste da galoppo, già presenti ma fatiscenti, come la costruzione del salto ad ostacoli. Ma il primo passo sarebbe spostare qui l’arena di Sant’Elia, inadeguata, continuamente smontata e finora costata 800mila euro. Nell’ippodromo già sono presenti spalti fissi, non vedo perchè non possano essere utilizzati.” Ha concluso: “Manca la volontà politica, non è cosa si potrebbe fare, cosa non si potrebbe fare.”.
Quella che potrebbe essere una struttura ricettiva e ricreativa, un patrimonio artistico culturale e sportivo, oggi si traduce in un debito che ammonta quasi 400 mila euro, a cui si aggiunge un contenzioso con Abbanoa.