Una fiaccolata in nome di Marco Mameli, il giovane di Ilbono ucciso durante la festa di carnevale: si svolgerà a Pattada, il paese della sua fidanzata. 22 anni, una vita davanti a se e una famiglia disperata che chiede giustizia: ignoto il nome e il volto di chi ha inferto la coltellata mortale che in pochi attimi ha spento il sorriso di Marco. La festa che si macchia di sangue, che finisce in tragedia e che ha segnato la vita di una famiglia che non vedrà mai più il figlio rientrare a casa: un’Isola che si stringe ai suoi cari perché non si può andare a una sfilata di carnevale e non rientrare più a casa. Inaccettabile. E si urla ancora in nome di quella giustizia che per ora non è pervenuta mentre il dolore è immenso: “Cercheremo la verità finché avremo voce”. E non saranno soli: venerdì per le vie del centro di Pattada, per dire no a ogni forma di violenza, prenderà vita una fiaccolata in memoria di Marco.
“L’assassino di Marco Mameli non ha ancora un nome. Ma Marco sì.
Marco aveva 22 anni. Aveva una vita, dei sogni, degli affetti.
Qualcuno glieli ha strappati via. Senza pietà. Senza giustificazioni.
E da quel giorno, ogni mattina mi sveglio con una sola speranza:
che sia la mattina giusta.
Quella in cui la verità viene fuori.
Quella in cui qualcuno ha il coraggio di parlare.
Quella in cui la giustizia smette di restare in silenzio.
Ma quella mattina ancora non è arrivata.
E l’attesa brucia.
Brucia come la rabbia, come il dolore, come l’ingiustizia che ci portiamo dentro.
Non ci fermeremo.
Perché Marco non è solo un nome. È amore, è assenza, è voce che reclama verità.
E finché giustizia non avrà un nome, il suo lo grideremo noi” si legge nella pagina social dedicata al ragazzo.
“L’assassino di Marco Mameli non ha ancora un nome. Ma Marco sì.
Marco aveva 22 anni. Aveva una vita, dei sogni, degli affetti.
Qualcuno glieli ha strappati via. Senza pietà. Senza giustificazioni.
E da quel giorno, ogni mattina mi sveglio con una sola speranza:
che sia la mattina giusta.
Quella in cui la verità viene fuori.
Quella in cui qualcuno ha il coraggio di parlare.
Quella in cui la giustizia smette di restare in silenzio.
Ma quella mattina ancora non è arrivata.
E l’attesa brucia.
Brucia come la rabbia, come il dolore, come l’ingiustizia che ci portiamo dentro.
Non ci fermeremo.
Perché Marco non è solo un nome. È amore, è assenza, è voce che reclama verità.
E finché giustizia non avrà un nome, il suo lo grideremo noi” si legge nella pagina social dedicata al ragazzo.