Mamma Marisa non lo perde di vista nemmeno un momento, aiutandolo a spostarsi dal letto alla carrozzina quando deve essere visitato dal dottore e durante i pasti. La sua vita è cambiata nell’autunno di due anni fa, quando uno dei suoi figli, Alberto Bachis, si è risvegliato dopo quasi cinque mesi di coma al Brotzu, in seguito a un grave incidente stradale avvenuto a luglio a Cagliari .Sopravvissuto allo schianto con un’altra auto, ma paralizzato per sempre. E, da qualche mese, le condizioni del giovane sono peggiorate: “Ho dolori lancinanti alla gamba sinistra, ho un’infezione e devo subire un intervento al ginocchio per farmi togliere le viti e le placche, e ripulire tutta la zona”, spiega, con tutta la difficoltà “vocale” del caso, il giovane, al telefono. “Non riesco più a sopportare il dolore, è davvero troppo forte: aiutatemi, chiedo solo di essere operato qui in Sardegna, e in tempi rapidi. L’ultima volta che mi è salita la febbre sino a quaranta ho anche rischiato una setticemia”. Già, un intervento urgente. Ma negli ospedali isolani “affogati” dall’emergenza Covid, lo spazio per il 34enne sembra, almeno al momento, non esserci. Eppure, i dottori conoscerebbero molto bene le sue condizioni.
Ad aggiungere maggiori dettagli è proprio la madre di Alberto Bachis, Marisa Manca: “Quando mio figlio ha iniziato a sentire forti dolori e febbre a 39 e 40 ci siamo rivolti a un medico privato, ci ha detto che dovevamo andare all’ospedale, nel reparto di Traumatologia. Mio cognato, ortopedico, ha preso contatti con l’ospedale di Is Mirrionis, verso fine agosto è stato visitato da un medico che ha confermato che, quelle viti e quelle placche, andavano tolte urgentemente. Abbiamo anche contattato un infettivologo, stesso consiglio. A fine settembre Alberto è stato ricoverato al Brotzu in Medicina 1, per quattro giorni. È uscito ai primi di ottobre, da quel giorno segue una terapia a base di antibiotici e lo stesso medico di famiglia ha detto che rischia davvero grosso. Alberto ha un’infezione, dev’essere operato assolutamente in tempi rapidi. Quando ci è stato detto, a settembre, che non c’era possibilità al Santissima Trinità, abbiamo tentato all’ospedale Marino, ma non è servito a nulla”. E partire fuori dall’Isola, tentare la carta di un altro ospedale? “L’idea mi spaventa, per trasportare mio figlio abbiamo bisogno di altre persone che ci hanno già accompagnato in altri viaggi, ma ora potrebbero non volerlo fare per il timore di essere contagiati dal Covid. Ho contattato uno specialista di un ospedale di Bologna, anche da quelle parti le liste sono interminabili. Se necessario, cercherò di farlo, ma ogni giorno che passa l’emergenza diventa sempre più grande, e sentire mio figlio che ripete, quasi di continuo, ‘mamma, aiutami, non ce la faccio più’, è insopportabile”.











