Una coltellata dopo l’altra sul corpo, oltre trenta fendenti sferrati con ferocia e rapidità, con una decina di colpi inferti alle mani. Così Monica Vinci ha ucciso la figlia, Chiara Carta, sabato pomeriggio a Silì: il cavetto dello smartphone è stato utilizzato dalla madre non per strangolare la tredicenne ma per tenerla ferma mentre la stava uccidendo. È l’atroce verità emersa dall’autopsia svolta dal medico legale Roberto Demontis sul corpo della piccola: tutte le verifiche sono state fatte in una stanza attrezzata dell’ospedale San Martino di Oristano. La giovanissima è morta per una copiosa emorragia: la madre l’ha lasciata agonizzante in un lago di sangue, prima di tentare il suicidio buttandosi dalla finestra. Quando i soccorsi sono intervenuti, quindi, per la 13enne non c’era davvero più nulla da fare: i fendenti hanno colpito vari organi vitali, non lasciandole nessun tipo di salvezza.
C’è attesa, adesso, per il funerale di Chiara Carta: potrebbe essere giovedì, se ne saprà di più domani. Il padre, Carlo, tutelato dall’avvocato Filippo Cogotti, dovrà prendere accordi col parroco e anche con il sindaco. Sempre domani, il gip deciderà il da farsi per l’omicida: Monica Vinci è ancora ricoverata al San Martino di Oristano, i medici la tengono sotto stretto controllo. Scontata, per lei, l’accusa di omicidio volontario.












