Omicidio di Monserrato, l’altra verità: “Nessun affitto non pagato, Luigi Piras viveva in una casa senza concessione edilizia”

Il 76enne che ha ucciso a colpi di pistola Antonio Pisu è rinchiuso a Uta. Il suo avvocato, Marco Secci: “Avrebbe lasciato la casa se gli avessero restituito i 30mila euro che aveva dato alla moglie della vittima per comprarla: il tragico epilogo è avvenuto perchè marito e moglie volevano riavere l’abitazione senza rendergli i i soldi”


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Ha sparato 4 volte, uccidendo Antonio Pisu nella sua abitazione di via Agricola a Monserrato, Luigi Piras. Il 76enne si trova rinchiuso a Uta, sinora ha fatto scena muta e, domani, avverrà l’interrogatorio di garanzia, in modalità di videoconferenza, con il gip del tribunale di Cagliari Giuseppe Pintori, alle 10. Sul caso dell’omicidio di Monserrato interviene Marco Secci, avvocato difensore di Piras. Sin dai primissimi istanti successivi alla tragedia era emersa, quale motivazione del litigio sfociato nell’omicidio, di dissapori legati “a otto anni di affitto non pagati” dall’assassino alla vittima. Un motivo ripetuto anche da uno dei figli di Antonio Pisu, Luca. Ma la motivazione reale sarebbe da ricercare in un altro episodio, che ha avuto anche degli strascichi legali, tra Luigi Piras e Paolina Nateri, moglie di Antonio Pisu: “Non esiste nessun contratto di locazione per la casa di via Agricola 52 a Monserrato che porti Luigi Piras a risultare moroso da otto anni nei confronti della moglie di Antonio Pisu, proprietaria del bene. Il mio assistito non deve nessun affitto”, afferma l’avvocato. Tanto che “c’è stata una causa civile, promossa dalla donna. A marzo 2014 ha stipulato un contratto preliminare di vendita, con effetti anticipati, proprio della casa, priva di regolare concessione edilizia. Luigi Piras ha versato 30mila euro e nel 2015 è stato sottoscritto un contratto di comodato d’uso gratuito, per consentire” a chi ha sparato ad Antonio Pisu “la voltura delle utenze domestiche”. Poi, col tempo, qualcosa sarebbe andato storto: “L’origine dei dissidi tra i protagonisti della tragica vicenda va ricercata nella decisione di Paolina Nateri e del marito di riprendere possesso dell’appartamento promesso in vendita, senza provvedere a restituire i 30mila euro a Luigi Piras, come contemplato dal contratto nell’ipotesi che la casa non potesse essere resa ‘urbanisticamente lecita’ trascorsi 4 anni dalla stipula del contratto”.
E così si è finiti davanti al giudice: “Paolina Nateri si è rivolta al tribunale di Cagliari per accertare e dichiarare la nullità del preliminare di vendita e del successivo contratto di comodato sottoscritti col mio assistito”, prosegue il legale, “partendo dal presupposto della inalienabilità dell’immobile in quanto totalmente abusivo, e chiedendo la restituzione immediata del bene e il pagamento di una indennità di occupazione per quanto non compensato con i 30mila euro già versati, calcolata in base ad un valore locativo di 550 euro mensili, per un totale di 37950 euro. Il tribunale ha rigettato la domanda dei coniugi” e ha stabilito che Piras avesse ragione “in merito alla validità ed efficacia di entrambi i contratti, pur avendo ad oggetto un immobile abusivo, in ragione degli effetti obbligatori e non traslativi prodotti in capo alle parti. Il mio assistito ha manifestato costantemente, anche prima del contenzioso in Tribunale, la volontà di rilasciare l’immobile a condizione che la controparte rispettasse l’obbligo contrattualmente assunto di restituirne il prezzo in caso di impossibilità di sanare gli abusi edilizi”. E, prima di arrivare a premere 4 volte il grilletto della pistola, Luigi Piras “era intenzionato a promuovere un ulteriore giudizio in tribunale per vedersi riconosciuto il suo diritto alla restituzione della somma già versata a titolo di prezzo”.


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