Il danno e la beffa. Non solo bisogna pagare bollette stratosferiche ma non si potrà neanche utilizzare il riscaldamento in base alle proprie necessità. Il decreto taglia termosifoni del governo è arrivato, e ancora una volta, come sottolinea il Codacons, scarica sui cittadini il peso dell’incapacità di risolvere il problema del caro energia ai vertici.
La Sardegna è stata suddivisa in tre zone climatiche, con orari diversi e date di accensione e spegnimento differenziate. Il periodo più breve in cui sarà consentito scaldarsi tocca al Basso Sulcis, ovvero alla zona B: 7 ore al giorno, dall’8 dicembre al 23 marzo. Nella zona C, ovvero Iglesiente, Campidano, Ogliastra, parte del Nuorese, Baronia, Gallura, Sassarese, il riscaldamento potrà essere acceso a partire dal 22 novembre e fino al 23 marzo, infine i sardi che risiedono nella zona D (Oristanese, Barbagia, Marghine e Planargia) potranno godere del riscaldamento per 11 ore giornaliere dall’8 novembre al 7 aprile.
Il decreto del governo, che prevede il posticipo di 8 giorni per l’accensione e l’anticipo di 7 per lo spegnimento del riscaldamento a gas, ed esclude asili, piscine, saune, ospedali e alcune attività artigianali, è stato firmato dal ministro Cingolani. Ma il Codacons va all’attacco: “Si tratta di un pannicello caldo che non risolve affatto il problema energia e non mette l’Italia al riparo dal rischio di rimanere senza forniture di gas il prossimo inverno”, spiega il presidente Carlo Rienzi. Per cui “il decreto rappresenta una dichiarazione di resa da parte del Governo, che dimostra di non aver affrontato in modo adeguato l’emergenza gas e scarica sui cittadini il peso della situazione di crisi attuale”. Ci aspettavamo dal Governo qualcosa di diverso, a partire dal disallineamento tra prezzi di luce e gas e risposte concrete sul fronte degli approvvigionamenti di gas, e non certo un decreto che porta il freddo nelle case degli italiani”.












