Niente lavoro per colpa del Covid e zero autorizzazioni, le lacrime di Paolo di Gonnesa: “Chiudo la paninoteca”

Dal 2018 ha girato tanti Comuni sardi per vendere panini e bibite con il suo camion bar, Paolo Sanna, 38enne di Gonnesa. Poi, la mazzata legata al virus e il ritardo negli aiuti economici l’hanno portato alla decisione estrema: “Chiudo per sempre tra le lacrime e vendo il furgone, non posso perdere anche i pochi spiccioli che mi sono rimasti”


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Ha piazzato l’annuncio su Facebook: “Vendo camion bar paninoteca”, con tanto di foto del mezzo. Una decisione che Paolo Sanna, ristoratore 38enne di Gonnesa, non esita a definire “triste ma necessaria”. Dal 2018 con il suo furgoncino “L’Officina street food” ha venduto panini, bibite gassate e birre in tanti Comuni sardi: “Villasimius, la stessa Gonnesa, anche Sant’Antioco, Carloforte e Cagliari”. Poi, a partire da marzo 2020, una serie di eventi gli hanno sgonfiato le ruote, in tutti i sensi: “Ad aprile è crollato il ponte a Gonnesa e ho avuto difficoltà a raggiungere un posto che mi era stato assegnato. Ma era già tutto fermo per il primo lockdown del Coronavirus. Ho lavoricchiato d’estate un po’ a Sant’Antioco, nella zona del porticciolo, grazie allo spazio che mi è stato concesso da un’azienda di Iglesias” racconta. “Poi, da agosto scorso, nuovamente fermo: ho fatto una richiesta di aiuto al Comune di Gonnesa, spedito richieste per il suolo pubblico ma, alla fine, son rimasto tagliato fuori. Avrei dovuto assumere anche dei dipendenti, ora invece mi ritrovo a dover ricominciare da zero, o quasi”.
È molto amareggiato Paolo Sanna: “Gli aiuti economici previsti per noi ambulanti, da parte della Regione Sardegna, non mi sono ancora arrivati. Sono 7mila euro, la mia posizione in graduatoria è la 4338, sarebbero dovuti essere realtà a maggio, adesso la nuova data promessa è fine giugno. Con quei denari avrei potuto riaprire l’attività. Non sono arrivati ed è troppo tardi, per me, non posso rischiare di spendere gli ultimi spiccioli che mi sono rimasti se, poi, non riesco nemmeno a trovare un accordo per poter utilizzare il suolo pubblico. A trentotto anni, purtroppo, dovrò rimettermi quasi totalmente in gioco. E a rimetterci saranno anche le attività, dai panifici a chi vende carne, dai quali mi sono rifornito per anni”.


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