Nadia,la sposa di Sorso abbandonata all’altare:”Ho brindato lo stesso”

La sfortunata sposa di Sorso, Nadia Murineddu, racconta quello che sarebbe dovuto essere il suo giorno più bello, trasformato invece in incubo al Corriere della Sera: “Ero raggiante. Alle 11 doveva essere in chiesa ma lui non è mai venuto. Con una chiamata mi ha scaricato . Abbiamo deciso di non rinunciare comunque al banchetto, ormai era pagato.” Di perdonarlo? Per il momento ci pensa nemmeno


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Occhi grandi e neri come la notte, una cascata di capelli scuri e un viso che non passa certo inosservato. E’ il ritratto di una bellissima ragazza, altrettanto sfortunata, protagonista del tradimento del suo Principe Azzurro, prima della promessa di amore eterno. E di una vita insieme nella buona e cattiva sorte. Nadia Murineddu, 39 anni di Sorso, è la sposa che lo scorso sabato è  stata scaricata all’altare dal futuro sposo, che mai si è presentato in chiesa. Giovanni, (il nome dell’ormai ex) l’avrebbe mollata a un passo dall’altare con una telefonata di ghiaccio: “Devo tornare in caserma”. Dove lavora e dove si sarebbe barricato. Lei non si è lasciata abbattere: si è asciugata le lacrime e ha portato tutti gli invitati in ristorante, ormai era tutto pagato. Dargli anche questa soddisfazione? No. La notizia pubblicata anche dal nostro giornale ha fatto il giro del web. Ieri Nadia ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera dove  ha raccontato la sua disavventura. L’incubo forse più grande per una donna innamorata. 

“Ho avuto coraggio? Sì me lo hanno detto e scritto tanti, ma io ho fatto solo quello che mi sembrava più giusto. Doveva essere una festa… Il giorno più bello. Non ho voluto che fosse il più brutto» si legge nell’intervista rilasciata ieri al giornalista Alberto Pinna.

Nadia ha aspettato il suo Giovanni per ore. Doveva essere alle 11 in chiesa. Una chiamata lapidaria, “sto tornando in caserma”. Racconta ancora al Corriere di quella giornata da cancellare”Ero raggiante, l’abito da sposa lungo, color avorio, con lo strascico e lo scollo a cuore. Alle 11 dovevamo essere in chiesa. Ma lui non si vedeva. Ho chiamato don Luca e gli ho detto che avremmo fatto un po’ di ritardo e ho cominciato a cercarlo al telefono. Non rispondeva. Poi a mezzogiorno ha chiamato: “Devo rientrare alla base”. Mio padre mi ha aperto gli occhi: “Sono bugie”. Ma avevo già capito tutti.  «L’idea di andare comunque al ristorante dove erano pronti rinfresco e pranzo è stata di mio padre. Ci avevo pensato anch’io, ma è stato lui a dire “Andiamo, tanto è già tutto pagato”. Un modo per sdrammatizzare… e infatti ho subito reagito anche io. Ho pensato: in fondo non è morto nessuno, la vita continua”.

E così è stato, non la festa che avrebbe voluto, ma ha brindato lo stesso. Di perdonare, per il momento, non ci pensa nemmeno.