Proseguono le indagini sulla morte del biologo molecolare 38enne Alessandro Coatti, ucciso e fatto a pezzi a Santa Marta, nella regione caraibica della Colombia. Le ipotesi avanzate subito dopo il drammatico delitto sono state diverse: dallo scambio di persona al traffico d’organi. Nelle ultime ore però si fa strada un’altra pista, quella di un atroce crimine a sfondo omofobo.
A parlare dell’omosessualità di Coatti sarebbe stata una sua collega di Londra durante un ricordo. Secondo l’ambasciatore italiano a Bogotà Giancarlo Maria Curcio, come riporta il Corriere della Sera, si potrebbe trattare di “un crimine d’odio o di un incontro finito male. La Colombia è tollerante, c’è il matrimonio egualitario, ma certi casi non sono infrequenti”. Sempre nell’intervista al Corriere Curcio parla anche di un altro aspetto: la presenza delle bande della scopolamina, una sostanza che annulla la volontà. Un pericolo comune per un un turista che si trova a trascorrere una sera al Parcque de Los Novios. Proprio in questo luogo, come dimostrerebbero le immagini delle telecamere di Santa Marta, il biologo avrebbe passato la sera del 5 aprile.
“Ci sono gruppi criminali – spiega il diplomatico nell’intervista sul quotidiano – che abbordano turisti e durate la serata, di nascosto, versano nei drink questa sostanza ricavata da una pianta che quando fa effetto ti annulla la volontà. Cioè rimani sveglio ma sei alla mercé di qualcun altro e scatta la rapina. Il turista viene portato al bancomat e gli fanno prelevare un sacco di soldi oppure tramite il computer lo fanno collegare alla sua banca e gli svuotano il conto e poi lo abbandonano incosciente in qualche zona remota. E’ successo anche con molti italiani – riferisce l’ambasciatore al Corriere della Sera – che il più delle volte forse per vergogna preferiscono non denunciare. Ragazzi che siamo andati a recuperare 24-48 ore dopo a Bogotà”. Per capire se Coatti possa essere stato vittima delle bande della scopolamina forse non basterà l’autopsia (che ancora deve essere eseguita) perché “dopo qualche giorno la sostanza svanisce”.