Non ce l’ha fatta Roberta Pitzalis, 38 anni, vittima dell’intossicazione da guacamole consumato in un chiosco etnico di Monserrato a fine luglio. Ricoverata in Rianimazione al Brotzu in condizioni gravi ma stabili, le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate, rendendo necessario il trasferimento al Businco, dove è deceduta per complicazioni. In quella stessa serata otto persone erano finite in ospedale: tra loro, un bambino di 11 anni ricoverato al Gemelli di Roma in gravi condizioni, sottoposto a tracheostomia per riuscire a respirare. Sulla vicenda indaga la Procura. La notizia ha scatenato un’ondata di reazioni, tra dolore e richieste di maggiore sicurezza sul cibo venduto nei chioschi. “Non è così strano, è possibile che non lo trovino mai”, commenta un lettore. Se il botulino era solo in una confezione, non lo troveranno più. Visto che il prodotto è importato dall’estero, le ricerche andrebbero estese in tutta Italia e nei Paesi in cui è stato distribuito: potrebbero esserci altre confezioni contaminate”.
C’è chi punta il dito sulla formazione di chi lavora nella ristorazione: “È inaccettabile che molte attività non abbiano idea di cosa sia il sistema di sicurezza alimentare HACCP. Non basta un corso di quattro ore: nei momenti di lavoro intenso, in certi street food si usano verdure non lavate o salse lasciate per ore fuori dal frigo, favorendo la proliferazione dei batteri”. Molti cittadini ricordano che “il batterio è stato trovato in un lotto di crema di avocado venduto alla Metro”, già ritirato dal commercio con indicazione dei numeri di lotto. Altri, invece, sottolineano che “bisogna verificare se, una volta uscito dal supermercato, il prodotto sia stato trasportato e conservato correttamente fino al consumo”. Tanti i commenti amari: “Dopo giorni di lavoro uno esce per una serata estiva e finisce così, non si può morire per un’intossicazione”, “Ci vogliono controlli veri, come quelli dei Nas, per mangiare senza rischiare la salute”, “Non si improvvisa una sagra: devono essere coinvolti Asl e Nas, sapere da dove arrivano e come sono state preparate le salse”. C’è anche chi invita a guardare alle alte temperature come fattore di rischio: “Mai tenere cibi cotti o crudi fuori dal frigo d’estate. A me è capitato lo scorso anno: mi salvai perché ne mangiai poco. Bastano poche ore perché si sviluppino batteri”. Tra il dolore e la rabbia, resta il cordoglio per una vita spezzata. “Che la terra le sia lieve e riposi in pace, scrive una lettrice, ma i familiari non saranno più gli stessi: una piccola festa ha distrutto una famiglia”.











